Secondo l’Organizzazione per i diritti umani, i morti a causa delle manifestazioni per la morte di Masha Amini sono 76.
Continuano le manifestazioni in segno di protesta per la morte della pakistana Masha Amini. Continuano senza sosta le manifestazioni in Iran per la 22enne Masha Amini, deceduta lo scorso 16 settembre in carcere a Teheran. La polizia l’aveva arrestata in quanto non avrebbe indossato correttamente il velo.
Adesso, da dieci giorni, gli iraniani stanno protestando contro il regime degli Ayatollah. Attualmente, le persone decedute durante le manifestazioni sono a quota 41. Si tratta perlopiù di manifestanti e alcuni membri delle forze dell’ordine. Secondo l’organizzazione per i diritti umani Iran Human Rights sarebbero almeno 76 i morti.
Gli arresti sino a quota 450, condotti tutti a Mazandaran, una provincia settentrionale dell’Iran durante gli ultimi giorni di proteste. A riferirlo il procuratore capo locale, citato successivamente dal Guardian.
Alla luce della grave situazione di repressione violenta nei confronti dei manifestanti dissidenti in Iran, sono sorte numerose critiche nonché delle misure internazionali. Tra i primi ad agire contro la violenza in Iran il premier canadese Justin Trudeau, che ha annunciato sanzioni contro “decine” di autorità e agenzie iraniane. Tra queste, anche la polizia morale, responsabile di innumerevoli crimini.
Trudeai ha affermato: “Alle donne iraniane che protestano e a quelle che le sostengono, siamo al vostro fianco”. Lo ha riferito la Bbc. Inoltre, il premier canadese ha spronato il governo di Teheran ad “ascoltare il popolo e mettere fine alla repressione delle libertà e dei diritti”.
Secondo il presidente ultraconservatore Ebrahim Raisi le manifestazioni e i disordini in Iran dovrebbero essere affrontati con durezza. Secondo Raisi, i manifestanti sono “rivoltosi che disturbano l’ordine e la sicurezza nel Paese”. Sono queste le sue parole mentre parla al telefono con Mohammadrasul Doustbeigi, membro dei Guardiani della Rivoluzione.