Arriva la condanna di 11 anni per la maestra e amante di Matteo Messina Denaro: accusata di aver protetto la latitanza del capomafia.
Laura Bonafede, insegnante di Campobello di Mazara e figlia di un noto padrino locale, è stata condanna a 11 anni e 4 mesi per aver garantito la lunga latitanza del suo amante Matteo Messina Denaro.
Secondo le indagini – come riportato da Fanpage.it – manteneva da anni una relazione sentimentale con il boss. La sentenza ha chiuso un processo celebrato con rito abbreviato.
La vita di Laura Bonafede: l’amante di Matteo Messina Denaro
Laura Bonafede non è un nome nuovo nel contesto mafioso siciliano. Figlia del defunto padrino Leonardo Bonafede e cugina di Andrea Bonafede ha vissuto sin dall’infanzia in un ambiente profondamente radicato nei legami mafiosi.
Anche il marito, Salvatore Gentile, è stato condannato all’ergastolo per omicidi commessi su ordine dello stesso Messina Denaro.
Il legame sentimentale tra Bonafede e il capomafia risale agli anni ’90, quando il boss si recò personalmente dal padre di lei per chiedere il permesso di frequentarla.
Negli anni successivi, non solo instaurò un legame intimo con il boss, ma iniziò anche a fornirgli supporto nelle attività mafiose.
Secondo l’accusa, avrebbe coperto e protetto la latitanza del boss, aiutandolo a mantenere i contatti con altri affiliati e garantendo che le comunicazioni tra Messina Denaro e la rete mafiosa.
Per anni, la donna e la figlia avrebbero anche condiviso la stessa abitazione con il boss, fungendo da nucleo familiare.
La sentenza e le motivazioni della condanna
Inizialmente accusata di favoreggiamento, la Procura ha successivamente elevato l’accusa ad associazione mafiosa, sottolineando come il ruolo di Laura Bonafede andasse oltre la mera complicità.
Durante il processo, è emerso che la donna gestiva parte delle attività quotidiane del boss, arrivando persino a provvedere al suo sostentamento durante la pandemia.
Le intercettazioni rivelano scambi di messaggi e spese sostenute, in un rapporto che il capomafia stesso definiva come “famiglia“
Di fronte all’evidenza, ha cercato di difendersi dichiarando di non essere consapevole delle attività criminali di Matteo Messina Denaro, sostenendo che il suo rapporto fosse di natura personale.