"Ero a Verona…": cosa rivelano i diari segreti di Matteo Messina Denaro
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Direttore: Alessandro Plateroti

“Ero a Verona…”: cosa rivelano i diari segreti di Matteo Messina Denaro

Matteo Messina Denaro

I diari di Matteo Messina Denaro: il boss rivela di essere stato a Verona nel maggio 2006, pochi giorni dopo l’arresto di Provenzano.

Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa Nostra arrestato il 16 gennaio 2023 dopo trent’anni di latitanza, ha lasciato dietro di sé una serie di diari. Memorie e racconti destinati alla figlia Lorenza.

Questi scritti, ritrovati dagli investigatori nei covi utilizzati dal boss, si sono rivelati fondamentali per comprendere i retroscena della sua lunga latitanza. Uno dei racconti risale al 2006, il viaggio del boss a Verona dopo l’arresto di Provenzano.

mani di uomo in carcere dietro le sbarre

Il viaggio di Matteo Messina Denaro dopo l’arresto di Provenzano

In un passaggio particolarmente significativo del diario, come riportato da Fanpage, Matteo Messina Denaro rivela di essere stato a Verona il 20 maggio 2006, pochi giorni dopo l’arresto del capo di Cosa Nostra Bernardo Provenzano, avvenuto l’11 aprile dello stesso anno.

Queste foto sono state fatte il 20 maggio 2006. Nello stesso preciso periodo hanno fatto un identikit su di me dove sembrava avessi 86 anni e 5 mesi. In verità in quel periodo ero come in queste foto allegate“, scrive il boss, allegando immagini che lo ritraggono davanti all’Arena di Verona.

A differenza di altri boss mafiosi, che durante la latitanza preferivano mantenere un profilo estremamente basso e lasciare pochi segni della loro esistenza, il boss ha scelto di raccontare se stesso attraverso le pagine dei suoi diari.

Non solo pizzini, dunque, ma veri e propri quaderni destinati a tramandare il suo punto di vista sulla propria vita e sulle vicende che lo hanno visto protagonista.

Il rapporto difficile con la figlia Lorenza

Le pagine dei diari rivelano, oltre la presa al potere post Provenzano, anche il desiderio di Matteo Messina Denaro di ricucire il rapporto con la figlia Lorenza, che vide poche volte di nascosto durante la latitanza.

Le volevo raccontare la mia vita… lo desideravo, per dirle senza filtri quel che mi era successo. Deciderà lei se leggerlo o bruciarlo“, scrive in una delle sue riflessioni. Un rapporto difficile, segnato dalla lontananza e dal peso di un cognome ingombrante, che solo dopo la cattura del boss troverà una parziale ricomposizione con l’accettazione da parte di Lorenza di portare il cognome paterno.

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ultimo aggiornamento: 13 Gennaio 2025 14:43

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