Messina Denaro, scoperto terzo rifugio: ecco cosa conteneva
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Messina Denaro, scoperto terzo rifugio: ecco cosa hanno trovato all’interno

Carabinieri

Le forze dell’ordine hanno scoperto un terzo rifugio di proprietà dell’ex capo di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro.

Gli inquirenti proseguono le attività investigative nei confronti del boss latitante Matteo Messina Denaro, arrestato recentemente mentre si trovava presso la clinica Maddalena per ricevere delle cure per combattere il suo tumore. 

Il terzo rifugio

Attualmente l’uomo si trova detenuto in carcere. Nel frattempo gli inquirenti stanno analizzando il contenuto dei nascondigli dell’ex capo di Cosa Nostra, responsabile delle strage di Capaci e via D’Amelio. Le forze dell’ordine hanno scoperto a Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, il terzo rifugio del boss mafioso. 

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Carabinieri

Il rifugio dista di poco l’abitazione in cui, durante una perquisizione, gli inquirenti hanno ritrovato dei documenti particolari con tanto di sigle e numeri di telefono. Il terzo rifugio consiste in un appartamento situato al primo piano di una palazzina a Campobello di Mazara, a Trapani. 

All’interno dell’abitazione, situata in via San Giovanni, gli inquirenti non avrebbero trovato praticamente nulla. Nell’appartamento erano in atto delle operazioni di trasloco. Comunque gli inquirenti indagano per scoprire se nell’appartamento sono stati costruiti dei bunker segreti come quelli scoperti mercoledì scorso dalla guardia di finanza.  

Adesso, dopo aver trovato i vari nascondigli e i bottini che contenevano, sarà compito della Procura guidata da Maurizio de Lucia riesaminare il materiale. Tra le cose ritrovate anche riflessioni di Matteo Messina Denaro, lettere, cellulari, appunti e post-it, numeri di telefono. Nonché bracciali, collane e pietre preziose e – ovviamente – denaro.  

Il comandante del Ros, Pasquale Angelosanto, ha dichiarato: “Non siamo in grado di dire se qualcuno sia andato prima (nei nascondigli, ndr). Mi auguro che se ci sia stato qualcuno abbia lasciato qualche traccia. È un’ipotesi, ma allo stato non siamo in grado di confermarla”. 

Il pm Piero Padova all’interno della richiesta di custodia cautelare in carcere avanzata a carico di Luppino ha scritto: “Nessun elemento può allo stato consentire di ritenere che una figura che è letteralmente riuscita a trascorrere indisturbata circa 30 anni di latitanza, si sia attorniata di figure inconsapevoli dei compiti svolti e dei connessi rischi, ed anzi, l’incredibile durata di questa latitanza milita in senso decisamente opposto, conducendo a ritenere che proprio l’estrema fiducia e il legame saldato con le figure dei suoi stessi fiancheggiatori abbia in qualche modo contribuito alla procrastinazione del tempo della sua cattura che, altrimenti, sarebbe potuta effettivamente intervenire anche in tempi più risalenti”. 

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ultimo aggiornamento: 20 Gennaio 2023 14:35

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