I segreti nel nascondiglio di Messina Denaro: cosa è stato trovato
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I segreti nel nascondiglio di Messina Denaro: ecco cosa è stato trovato

Matteo Messina Denaro

Le telecamere del Tg1 sono tornate nell’ultimo covo rinvenuto dopo l’arresto di Messina Denaro: rivelati i dettagli del nascondiglio.

Un anno dopo l’arresto del boss, e a oltre tre mesi dalla sua morte, i carabinieri del Ros sono tornati nel rifugio di Matteo Messina Denaro nel cuore di Campobello di Mazara. E’ qui che l’ex latitante aveva trovato rifugio prima del blitz: insieme alle telecamere di Tg1, si ritorna nel covo per scoprire tutti i segreti all’interno.

Matteo Messina Denaro

Il rifugio nascosto in cucina

Campobello di Mazara è stato veramente il cuore della sua latitanza, il feudo della sua latitanza perché lui si sentiva scuro e protetto”, conferma ala stampa il comandante del primo reparto dei Ros, il colonnello dei carabinieri Lucio Arcidiacono.

Il covo di vicolo San Vito 10 di Messina Denaro, era un appartamento di 60 metri quadrati al piano terra di una palazzina a due piani. All’interno, gli investigatori hanno scoperto un nascondiglio segreto in cucina, dove il capo di Cosa Nostra aveva occultato la sua pistola revolver. Ma l’arma non era l’unico segreto che l’appartamento custodiva.

Tutti gli oggetti personali di Messina Denaro

Oltre alla pistola, nel covo sono stati rinvenuti quadri del Padrino, molti libri e documenti vari, tra cui i famosi pizzini. Questi ultimi, in particolare, sono stati trovati nella camera da letto, dove c’era uno scrittoio che Messina Denaro usava abitualmente.

“Aveva certamente una grande passione per il cinema ma anche per la lettura, sostiene il colonnello Arcidiacono. Attraverso i pizzini e il materiale che gli investigatori hanno trovato nel rifugio del boss, si continua a lavorare per ricostruire la latitanza del boss.

Caccia all’erede del boss

Ma non è tutto qui. Un anno dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, la mafia cerca un nuovo capo. Tra i candidati a Palermo, spicca il nome di Giovanni Motisi, un super latitante dalla storia pazzesca. L’uomo era il killer di fiducia di Totò Riina e, secondo le dichiarazioni di Calogero Ganci, collaboratore di giustizia, era presente in Cosa Nostra nel momento in cui si discusse di assassinare il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

Motisi, l’assassino 64enne latitante dal 1988, è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio del vice questore Ninni Cassarà, ma oggi sembra uscito del tutto da Cosa nostra. E’ ricercato anche, dal 2001, per associazione di tipo mafioso, e dal 2002 per strage. Dal 10 dicembre 1999 è ricercato anche a livello internazionale.

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ultimo aggiornamento: 11 Gennaio 2024 14:58

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