Giorgia Meloni interviene sulla proposta di aumentare gli stipendi dei ministri non parlamentari con un duro attacco al Movimento 5 Stelle.
La presidente del consiglio Giorgia Meloni ha preso posizione sulla proposta di aumentare lo stipendio ai ministri non parlamentari, una misura che ha suscitato numerose polemiche la scorsa settimana, tanto da portare il governo a fare una retromarcia nella notte di ieri.
Meloni difende l’aumento di stipendio dei ministri
La proposta, che avrebbe previsto l’equiparazione degli stipendi tra i ministri eletti e quelli non parlamentari, è stata ritirata ufficialmente per evitare di distogliere l’attenzione dalle altre misure della manovra economica.
Nonostante il ritiro, la premier Meloni ha sostenuto che “sarebbe giusto” che tutti i ministri ricevessero lo stesso trattamento economico, indipendentemente dalla loro elezione parlamentare.
“Sono due persone che fanno lo stesso lavoro, sarebbe normale che abbiano lo stesso trattamento”, ha dichiarato Meloni, sottolineando la sua posizione favorevole all’iniziativa.
La proposta includeva anche l’assegnazione della diaria e delle spese per l’esercizio del mandato (circa 7.000 euro al mese), benefici già previsti per i ministri parlamentari, ma non per quelli non eletti.
La decisione di ritirare la proposta è stata motivata dalla volontà di non deviare l’attenzione dalle misure economiche incentrate sul sostegno a lavoratori, famiglie, e redditi medio-bassi. Guido Crosetto, ministro della Difesa, che inizialmente si era dichiarato indifferente all’emendamento, ha poi sposato l’idea di posticiparlo alla prossima legislatura, comunicando attraverso i social la posizione del governo.
La Meloni ha ribadito il suo appoggio alla proposta, ma ha concordato con il ritiro per non alimentare ulteriori polemiche.
Il contrattacco al Movimento 5 Stelle
Nel corso del suo intervento alla Camera dei deputati, la premier non ha mancato di lanciare un duro attacco al Movimento 5 Stelle, accusato di “usare i soldi degli italiani per dare 300mila euro a Beppe Grillo”.
La Meloni ha messo in discussione la coerenza delle critiche provenienti dai pentastellati, che avevano sollevato preoccupazioni sull’equità della proposta.
“I soldi che prendono i gruppi parlamentari e i partiti sono soldi pubblici”, ha ricordato, aggiungendo: “Detto da quelli che hanno speso soldi degli italiani per dare 300mila euro a Beppe Grillo, se consentite, anche no”.
La nuova soluzione: fondo per le trasferte
Nonostante il ritiro dell’emendamento, il governo ha deciso di creare un apposito fondo da 500mila euro per rimborsare le spese di trasferta ai ministri non eletti.
Questa decisione ha l’obiettivo di garantire un trattamento più equo, senza però suscitare ulteriori controversie politiche.