Lo scaricabarile sul PNRR ha fatto infuriare l’ex Presidente del Consiglio, che però vuole evitare lo scontro diretto
Piaccia o meno, lo stile di Mario Draghi è noto a tutti. Da uomo delle istituzioni non vuole entrare in conflitto con Giorgia Meloni, che gli è succeduta a Palazzo Chigi e con la quale ha sempre avuto un buon rapporto, anche quando era praticamente l’unica a fargli opposizione.
Questo però non significa che l’ex governatore della BCE sia rimasto indifferente al tentativo del Governo in carica di attribuirgli le responsabilità dei ritardi sull’attuazione del PNRR, in uno scaricabarile tipicamente italiano (è sempre colpa del governo precedente) ma francamente insopportabile per l’altissima posta in palio.
Draghi mantiene il suo profilo di estrema riservatezza, ma sono più che eloquenti le parole di fuoco usate da Francesco Giavazzi, che è stato suo consigliere economico alla Presidenza del Consiglio, ma soprattutto un suo caro amico da oltre trent’anni. Dopo aver fatto il giro delle tv, l’economista ha ribadito in un editoriale sul Corriere della Sera il suo (loro) punto di vista. In buona sostanza: Meloni la pianti di fare polemiche e produca risultati concreti, a partire dalle nomine che vanno fatte seguendo il criterio della competenza, e Salvini non spacci per suo il Codice degli Appalti che è stato scritto dal Consiglio di Stato, con qualche modifica (peggiorativa) inserita dal Governo.
Una presa di posizione di insolita durezza nei confronti di una leader, Meloni, con la quale Draghi si è fin qui dimostrato molto collaborativo, facendole anche da chaperon nei salotti buoni dell’Europa. Anche per questo SuperMario è nero, ma non vuole venir meno al suo aplomb british, considerando anche che proprio i suoi agganci nell’UE gli garantiscono che la situazione è, tutto sommato, ancora recuperabile in modo dignitoso.
Da qui l’invito – tramite Giavazzi – a fare meno chiacchere e più fatti concreti, un tema toccato anche dal Presidente Mattarella con l’esortazione a “mettersi alla stanga”. Se il Governo cambierà passo e porterà a casa il risultato, meglio per tutti. Altrimenti ci sarà tempo per fare i conti. E certamente si partirà dalle parole del ministro Fitto, che (come il Senatore Malan) ha parlato di problemi risalenti al precedente esecutivo. Proprio lui ha in mano le leve del PNRR, in seguito a un accentramento che ha completamente sconfessato la struttura operativa che era stata forgiata da Draghi. Nonostante il corposo contributo che l’ex forzista ha dato al successo elettorale di FDI, affidargli il ministero più importante del Governo Meloni è stata una scommessa rischiosa. E a rischiare non è solo la Presidente Meloni, ma tutti noi.