La premier Giorgia Meloni in un’intervista al Corriere della Sera parla del reddito di cittadinanza e delle critiche di Confindustria.
Dopo avere difeso le scelte fatte con la manovra fiscale Giorgia Meloni intervistata dal Corriere della Sera parla anche del reddito di cittadinanza che tra otto mesi verrà tolto ai beneficiari considerati occupabili. La premier ribadisce che tutta la maggioranza di governo è stata d’accordo con le sue scelte e proposte e precisa che c’è stata piena condivisione da parte di tutti. La premier critica anche chi, prima si opponeva alla misura e oggi invece si batte per difenderla come il Pd.
“Vedere il Pd, che votò contro l’istituzione del reddito, oggi scendere in piazza per difenderlo dimostra la strumentalità di certe posizioni” dichiara la presidente del Consiglio criticando i dem. “Il reddito non è stato utile a contrastare strutturalmente la povertà e non ha funzionato come strumento di inserimento nel mercato del lavoro” ricorda la premier Meloni.
La premier sul reddito e la critica al Pd
“Al M5S vorrei chiedere se quando lo hanno istituito lo immaginavano come una sorta di vitalizio da percepire dai 18 anni fino alla pensione. Se la risposta è sì, io non sono d’accordo. Se la risposta è no, visto che ci sono persone che lo prendono da anni e non hanno mai trovato lavoro, dimostra che non ha funzionato” dice la premier che chiarisce che il suo governo fa distinzione tra chi può lavorare e va accompagnato verso un’occupazione e chi invece non può lavorare e va assistito.
Secondo Giorgia Meloni, e chi critica il reddito di cittadinanza, questa misura ha spinto molti a rifiutare il lavoro preferendo il lavoro nero. “Forse il lavoro c’è più di quanto sembri” dice la premier facendo l’esempio di molte aziende costrette ad assumere immigrati perché non ci sono italiani disposti a farlo nonostante assunti con contratto collettivo nazionale. “Se non sei disponibile a lavorare con contratto regolare sei libero di farlo ma non puoi pretendere che lo Stato ti mantenga” dichiara la presidente.
Meloni, inoltre, aggiunge che non sono loro a “fare cassa sui poveri, visto che tutti i risparmi vengono reinvestiti proprio sui più fragili, ma chi ha usato la disperazione per interesse elettorale» riferendosi proprio al M5s.
Meloni risponde alle critiche di Landini e Bonomi
La premier risponde anche a tutte le critiche arrivate dopo la manovra dai sindacati e da Confindustria dicendo che “Tutte le critiche sono utili e le rispetto. Ma ciascuna di queste associazioni difende legittimamente i propri iscritti e non ha il dovere, che ha invece il governo, di garantire un equilibrio complessivo”. Poi Meloni ricorda a Bonomi – che dice che non si è fatto nulla per le imprese – che sono stati destinati 30 miliardi al caro energia.
“Più della metà delle risorse che abbiamo messo in campo è destinata alle aziende. Poi risponde alle critiche di Landini che dice che la manovra non provvede ai poveri. “E allora come definirebbe l’indicizzazione delle pensioni minime al 120%, l’aumento del 50% dell’assegno unico per i figli, i 500 milioni contro il caro carrello e il taglio del cuneo fiscale per i redditi più bassi? Sull’accusa di aiutare le categorie che pagherebbero meno tasse come gli autonomi la considero un tipico pregiudizio della sinistra e non l’ho mai condiviso» conclude la premier.