Inverno demografico in Italia: meno nascite, più anziani e spesa pubblica in crescita. Tutti i dati Istat del 2024.
L’Italia sta attraversando un inverno demografico sempre più rigido (nonostante l’arrivo della primavera), come riportato da Quotidianosanita, con una popolazione in costante calo e un invecchiamento accelerato. Durante un’audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali della transizione demografica, il presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli ha tracciato il quadro allarmante, analizzando i dati del 2024.

Una popolazione sempre più anziana
La tendenza al declino demografico, iniziata nel 2014, sembra destinata a proseguire nei prossimi decenni. Secondo Chelli, “lo scenario di previsione ‘mediano’ contempla un ulteriore calo di 439mila individui tra il 2023 e il 2030“. Mentre tra il 2030 e il 2050 la popolazione scenderebbe da 58,6 a 54,8 milioni. Il quadro peggiora ulteriormente guardando al lungo termine: “Entro il 2080 la popolazione scenderebbe a 46,1 milioni“, con una perdita complessiva di 12,9 milioni di residenti rispetto al 2023.
Anche negli scenari più ottimistici si prevede una diminuzione significativa: “Nell’ipotesi più favorevole […] la popolazione potrebbe subire una perdita di ‘soli’ 5,9 milioni tra il 2023 e il 2080“. Nello scenario peggiore, invece, il calo arriverebbe a 19,7 milioni di individui.
Chelli ha inoltre evidenziato che, in una popolazione sempre più anziana, anche il numero dei decessi è destinato a salire. Sebbene nel 2024 si registri un calo dei morti, si tratta di una fluttuazione legata a fattori contingenti: “Il numero di decessi tende strutturalmente a crescere, in quanto più individui sono esposti ai rischi di morte, anche qualora i rischi di mortalità rimanessero invariati“.
Il ritorno ai livelli pre-pandemici di sopravvivenza, con una speranza di vita alla nascita di 81,4 anni per gli uomini e 85,5 per le donne, non basta a bilanciare una struttura demografica sbilanciata verso l’alto.
L’inverno demografico in atto: i dati allarmanti
“Un numero crescente di persone inattive e con limitazioni dell’autonomia personale, a fronte di una progressiva riduzione delle persone in età attiva, tenderà dunque a spingere verso l’alto i livelli della spesa pubblica in ambito sanitario, previdenziale e assistenziale“, ha dichiarato Francesco Maria Chelli. La dinamica demografica del 2024 conferma infatti un calo della popolazione residente, pari a 58 milioni 934mila unità al 1° gennaio, con una riduzione di 37mila persone rispetto all’anno precedente.
Il saldo naturale resta profondamente negativo: nel 2024 si contano 370mila nascite (-2,6% sul 2023) e 651mila decessi (-3,1% sul 2023), con un bilancio di -281mila unità. A incidere è sia la contrazione della fecondità sia la riduzione dei potenziali genitori.
“La popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (15-49 anni) è passata da 14,3 milioni di unità al 1° gennaio 1995 a 11,4 milioni al 1° gennaio 2025“, ha sottolineato. Un’evoluzione che spiega perché, nonostante una fecondità solo leggermente superiore, nel 1995 si registrarono 526mila nati, 156mila in più rispetto al 2024.