Mercati finanziari non sono di destra o di sinistra: vogliono le migliori condizioni

Mercati finanziari non sono di destra o di sinistra: vogliono le migliori condizioni

Incertezza elettorale in Francia: una minaccia per la stabilità finanziaria dell’Europa intera.


L’esito ancora incerto delle elezioni francesi domina non solo la scena politica europea, ma anche quella finanziaria: azioni, obbligazioni e indici non solo della Francia, ma dei principali mercati finanziari europei sono infatti al centro dell’attenzione degli investitori internazionali, preoccupati non solo dal rischio di un’instabilità permanente nella guida della seconda più importante economia europea, ma anche dal rischio di uno shock finanziario se il prossimo governo francese non metterà rapidamente ordine nei propri conti pubblici.

Debito e deficit sono infatti fuori controllo da tempo e il divario tra i tassi di interesse francesi e quelli italiani – i due osservati speciali del debito sovrano europeo – si è ridotto ormai al minimo storico, tanto da far ipotizzare persino un sorpasso transalpino sul costo del denaro.

Emmanuel Macron

Ed è bene ricordare che all’inizio di giugno la Francia e’ stata anche declassata dall’agenzia rating Standard &Poor’s.
La destra della Le Pen accusa di questa debacle economica il governo di Macron, mentre la maggioranza “uscente” del Presidente accusa la destra di puntare alla distruzione dell’Europa e all’isolamento politico della Francia. In realtà, dal punto di vista degli investitori internazionali, il problema non è chi governa un Paese, ma come intende affrontare i nodi della crescita e del risanamento economico: i mercati finanziari, malgrado le suggestioni elettorali, non sono di destra o di sinistra: vanno dove trovano le migliori condizioni.
Il problema francese, in questa fase ancora interlocutoria del processo elettorale, è che entrambi gli schieramenti non sembrano preoccuparsi affatto dell’unica vera preoccupazione dei mercati finanziari: la responsabilità fiscale. In questo senso, Francia e Italia condividono le stesse criticità: spesa fuori controllo, debito pubblico record e spesa in interessi insostenibile con gli attuali tassi di crescita economica. “Le politiche fiscali di entrambi i fronti sono dirompenti per l’economia francese e per le prospettive del debito francese – spiega Vincent Juvyns, stratega del mercato globale presso JPMorgan Asset Management, riferendosi al partito Rally Nazionale e alla coalizione del Nuovo Fronte Popolare.


La decisione di Macron di indire una votazione anticipata all’inizio di giugno aveva mandato i mercati in tilt. Il suo partito – che sosteneva inizialmente ampi tagli alla spesa per tenere sotto controllo il deficit di bilancio della Francia – ha poi subito una schiacciante sconfitta alle elezioni parlamentari europee. Il National Rally, nel frattempo, ha promosso alcune costose misure di bilancio, tra cui la riduzione dell’imposta sulle vendite di energia e carburante. Nell’incertezza sul voto, si sono scatenate quindi solo proposte di spesa.

Anche per questo, secondo gli esperti, la soluzioni migliore per la Francia (e per l’Europa) sarebbe quella di una vittoria di nessuno: una maggioranza risicata e quindi impossibilitata a fare danni. Un parlamento “sospeso” potrebbe rendere difficile portare a termine qualsiasi azione in Francia nell’attuale scenario, che è esattamente ciò che i mercati vorrebbero”, spiega Peter Goves della MFS Investments.
Tuttavia, gli strateghi avvertono che probabilmente ci sarà volatilità in vista, poiché il calcolo elettorale si complica nel ballottaggio quando i partiti possono strategicamente trattenere i candidati in alcune circoscrizioni elettorali per dare una spinta a un promettente centrista.
Certo, la strada da recuperare è lunga. Nelle ultime due settimane, il rendimento extra richiesto dagli investitori per detenere obbligazioni francesi a 10 anni rispetto al più sicuro debito tedesco è salito a oltre 80 punti base, livelli visti l’ultima volta durante la crisi del debito sovrano dell’eurozona. Con una previsione del 5,3% della produzione quest’anno, il deficit di bilancio della Francia supera già di gran lunga il 3% della produzione economica consentito dalle norme dell’Unione Europea.

Il Fondo monetario internazionale prevede che, senza ulteriori misure, il debito salirà al 112% della produzione economica nel 2024, e aumenterà di circa 1,5 punti percentuali all’anno nel medio termine.
Insomma, il quadro e’ chiaro: in Francia, come in Italia, il problema dei mercati non è scegliere chi governa. E’ trovare le migliori condizioni.