La Procura contesta a Matteo Messina Denaro nuovi reati, che hanno portato all’udienza avvenuta ieri al carcere de L’Aquila.
Presso il carcere di massima sicurezza de L’Aquila, ieri si è tenuto – per più di un’ora – l’interrogatorio di Matteo Messina Denaro, che si trova al 41 bis da un mese. Rispondendo alle domande del procuratore, il boss non ha espresso nessuna intenzione di pentirsi dei reati e di collaborare con la giustizia.
Secondo il procuratore, il boss sta ricevendo le migliori cure e non ha contatti con l’esterno. Nonostante non abbia più tutti i comfort a cui era abituato nei suoi anni di latitanza, Messina Denaro non sembra voler collaborare in alcun modo con la giustizia. Inoltre, gli vengono contestate nuove accuse.
I reati del boss
A Messina Denaro vengono riconosciuti i reati di sostituzione di persona e di detenzione abusiva di arma. Il boss ha infatti utilizzato l’identità e le generalità del geometra Andrea Bonfede per farsi curare, e per comprare il suo ultimo covo in vicolo San Vito e due macchine.
Inoltre, dall’ex latitante è stata utilizzata una pistola: un revolver Smith & Wesson, calibro 38 special, con matricola abrasa e 5 cartucce, trovati insieme ad un contenitore con altri venti proiettili dello stesso tipo. Queste nuove contestazioni hanno consentito di fissare l’interrogatorio che si è svolto nel carcere di massima sicurezza de L’Aquila.