Messina Denaro: perquisito il covo
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Perquisito il covo segreto di Messina Denaro: ecco cosa è stato trovato all’interno

Arresto, manette

Nel trapanese è stato trovato e perquisito il covo del boss arrestato ieri latitante da 30 anni Matteo Messina Denaro.

I carabinieri del Ros e la procura di Palermo hanno individuato e perquisito per tutta la notte il covo del boss Matteo Messina Denaro, il latitante implicato nelle stragi di Capaci e via D’Amelio arrestato ieri alla clinica Maddalena di Palermo. Il covo si trova a Campobello di Mazara, in provincia di Trapani. Si tratta del paese del fiancheggiatore Giovanni Luppino, arrestato insieme al boss.

Secondo quanto rivelano gli inquirenti il covo del boss si troverebbe proprio in centro abitato ed è stato perquisito tutta la notte dai Carabinieri insieme al procuratore aggiunto Paolo Guido. All’interno del covo sono stati ritrovati oggetti di lusso, vestiti e profumi firmati ma non sono state trovate armi al momento. I carabinieri stanno cercando il nascondiglio che conterrebbe l’archivio dei segreti della stagione delle stragi, secondo quanto hanno rivelato molti pentiti della mafia.

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Molti di loro hanno raccontato che Messina Denaro custodisse il tesoro di Totò Riina, documenti top secret che teneva nel suo nascondiglio prima dell’arresto. Allora la casa del boss non venne perquisita e i documenti furono fatti sparire.

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Come si è arrivati all’arresto del boss

La Procura di Palermo ieri ha coordinato l’inchiesta che ha portato alla cattura del boss di Castelvetrano durata trent’anni. Arrestato ieri mattina prima dell’inizio di una seduta di chemioterapia alla clinica Maddalena di Palermo. In Procura in mattinata è arrivata anche la premier Giorgia Meloni per congratularsi con i magistrati e con i carabinieri per l’arresto del boss Messina Denaro.

I magistrati spiegano la fatica che è costata catturare il boss perché non c’è stato nessun pentito e la strategia che ha portato all’arresto è stata quella di eliminare la rete dei favoreggiatori intorno a lui. Secondo quanto dicono i pm, una buona “fetta della borghesia lo ha aiutato”. L’errore è partito dai familiari che hanno fatto cenno alla sua malattia durante conversazioni telefonica sebbene sapessero di essere intercettati.

Da lì è iniziata l’indagine al setaccio di tutti i pazienti oncologici poi un nome ha portato all’arresto: Andrea Bonafede, parente di un antico favoreggiatore del boss. Messina Denaro usava questo nome per prenotare le sue sedute in clinica. “Matteo Messina Denaro è stato catturato grazie al metodo Dalla Chiesa, cioè la raccolta di tantissimi dati informativi dei tanti reparti dei carabinieri, sulla strada, attraverso intercettazioni telefoniche, banche dati dello Stato, delle regioni amministrative”, ha detto il comandante dei carabinieri Teo Luzi.

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ultimo aggiornamento: 17 Gennaio 2023 10:10

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