Da fiori nei cannoni a unità in politica estera: l’Europa di fronte alle sfide di Putin e la visione di Ursula von der Leyen.
Mettete i fiori nei vostri cannoni. Ricordate il grande slogan pacifista degli anni 60? Adesso la discussione è su questo tema: Ursula von der Leyen dice che l’Europa deve trovare in politica estera la stessa unità che ha avuto durante il Covid, e anche il post Covid, per quanto riguarda i vaccini e il welfare comunitario, che è quello che in sostanza veniva chiamato Recovery Fund, poi Next Generation Europe.
Perché ora bisogna fare altrettanto in politica estera? Perché la geopolitica, soprattutto quella dell’Est Europa, ci dice che la guerra in corso in Ucraina non ha in qualche modo intaccato l’aggressività di Putin.
L’aggressività dello ZAR, che sarà rieletto a breve nelle finte elezioni a Mosca, si è vista anche nel caso Navalny. Non ci sono certo le prove definitive, ma abbiamo pure visto che la Russia non permette un esame democratico e indipendente del corpo di Navalny per stabilire le cause esatte della morte del più grande dissidente del regime.
Di fronte a questa non democrazia, che è lì a ridosso, che vuole un cessate il fuoco per annettersi Crimea e Donbass, che minaccia i Paesi Baltici, che stabilisce legami importanti con la Cina e con altri paesi del mondo, anche in Medio Oriente, insomma, il grande rivale dell’Europa, di fronte all’ipotesi tragica che i suoi carri armati un giorno invadono un paese dell’Unione europea, noi che facciamo?
E se a novembre Trump dovesse diventare il presidente degli Stati Uniti, un Trump che non crede più nella Nato come organizzazione nata subito dopo la Seconda guerra mondiale, un Trump che non crede più nella funzione di gendarme del mondo degli Stati Uniti, “First America” non solo in senso economico, ma anche in senso militare, noi che facciamo? Noi europei che facciamo?
Oltre a elaborare in senso teorico ideale una politica estera comune, un atteggiamento comune verso l’Ucraina, verso la crisi mediorientale, verso Israele, verso Gaza e verso i diritti dei palestinesi, noi che facciamo? Che faremmo? Ci presentiamo davanti ai carri armati di Putin con dei bei fiori nei nostri cannoni, sempre meno nei nostri singoli paesi, o vogliamo provare a investire qualche soldo in più del nostro Pil in spese militari di tipo comunitario? Subito dopo che Ursula von der Leyen ha in qualche modo evocato quest’idea dell’esercito comune, sono nate le polemiche. Meglio i soldi nell’informazione, nella cultura, nella sanità, nel welfare, nella scuola.
Certo, ma una parte del nostro Pil può essere anche indirizzata alla nascita di un’entità che oggi la storia, molto cambiata rispetto al mondo uscito dalla Seconda guerra mondiale, ci può richiedere. Attenzione, dice lo Zar, che possiamo raggiungere l’Occidente in ogni momento, facendo capire che sarebbe anche pronto a usare armi atomiche a bassa intensità.
Attenzione che i cannoni di Putin, e non solo quelli, sono veri. E noi non potremo certo mettere dei fiorellini nei nostri poveri cannoni.