11enne incinta del patrigno: l’ok all’aborto, ma…

11enne incinta del patrigno: l’ok all’aborto, ma…

L’11enne, denominata Mila dai media, è rimasta incinta del patrigno: dopo lunghe battaglie, riceve l’ok per abortire.

Per Mila, l’11enne rimasta incinta a seguito di uno stupro da parte del patrigno, è stato concessa la possibilità di abortire. Ma i vescovi della Conferenza episcopale si sono opposti alla decisione, definendo l’interruzione di gravidanza come un “atto di ingiustizia e violazione del diritto alla vita di un nascituro”.

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L’11enne incinta del patrigno

Accade a Iquitos, in Perù, dove Mila (il cui nome vero rimane riservato) è stata vittima di violenze sessuali da parte del patrigno da quando aveva 6 anni. Anche i suoi fratelli, di 7 e 3 anni, e sua madre – donna povera e analfabeta – è stata vittima di diverse forme di violenza da parte dell’uomo.

La bambina, adesso 11enne, ha scoperto di essere rimasta incinta a giugno scorso. Il patrigno è stato arrestato, ma un giudice ha dichiarato infondata la richiesta di carcerazione preventiva e lo ha rilasciato.

La richiesta di aborto

Mila è stata sottratta alla madre dagli assistenti sociali, che l’hanno mandata in una casa famiglia insieme ai suoi fratelli più piccoli. Protestando contro la decisione, la madre dell’11enne ha anche chiesto un aborto terapeutico per sua figlia.

La richiesta però è stata rigettata in quanto in Perù la legge consente l’aborto solo in caso di rischio di morte della donna. Hugo González, medico e rappresentante del Fondo Onu per la popolazione (Unfpa) in Perù, avverte che i diritti della bambina vengono violati, e che le azioni messe in atto costituisconoviolenza di genere e atto di tortura o trattamento crudele, inumano e degradante”.

L’intervento dell’Onu

In sostegno di Mila e della madre si è attivata la ong peruviana Promsex, chiedendo alle autorità sanitarie di consentire l’aborto terapeutico per l’11enne vittima di stupro. Anche il Comitato dell’Onu per i diritti dell’infanzia ha condannato il Perù per aver negato l’interruzione di gravidanza alla bambina. 

Secondo il Fondo delle Nazioni unite per la popolazione (Unfpa), infatti, le ragazzine sotto i 15 anni hanno una probabilità tre volte maggiore di morire per cause legate alla gravidanza rispetto alle donne sopra i 20 anni.

Non ricevendo una risposta positiva dalla commissione sanitaria dell’ospedale regionale di Loreto, l’Onu scrive che “lo staff medico ha insistito per organizzare regolari controlli prenatali” e si è recato dalla ragazzina, “a volte accompagnato da agenti di polizia, per spingerla a continuare la gravidanza“.

Fortunatamente, dopo lunghe battaglie, Promsex ha ottenuto una seconda valutazione da una commissione medica di Lima. Questa ha dato il via libera all’aborto, che dovrebbe svolgersi questo fine settimana.

L’opposizione dei vescovi

A mettere i bastoni fra le ruote però sono i vescovi cattolici peruviani, che chiosano: “Di fronte a questo atto di ingiustizia e violazione del diritto alla vita di un nascituro, alziamo la nostra voce”.

“L’insegnamento costante della Chiesa, in questi casi, è sempre quello di salvaguardare il diritto alla vita sia” della madre che del bambino. La Conferenza episcopale peruviana esorta le autorità civili e il personale sanitario a “non aprire le porte alla cultura della morte”, per poi chiedere che Mila “sia adeguatamente curata, che sia aiutata a guarire dalle ferite dello stupro e che non sia sottoposta ad aborto“.

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