Il viaggio straordinario dell’esterno offensivo del Milan attraverso calcio, fede e sacrificio, ecco il percosso di Messias.
Junior Messias, esterno offensivo del Milan, si è confidato nel format Pitch Moments di 90min Italia a Milanello, rivelando aneddoti e sensazioni sulla sua carriera e la sua esperienza rossonera. La storia di Messias è un racconto di superamento delle difficoltà, di fede e di determinazione.
Da ragazzo, Messias ha imparato a giocare a calcio per strada in Brasile e ha persino pensato di abbandonare il sogno calcistico per dedicarsi alla religione. Tuttavia, dopo una conversazione con il pastore della sua chiesa, le porte del successo si sono spalancate per lui. Messias racconta con emozione del suo passaggio dall’Eccellenza alla Serie A, delle prime parole di Ibrahimovic nei suoi confronti e del suo primo gol in Serie B.
Dalla strada alle stelle: la scalata di Messias
Nell’intervista, Messias riflette anche sulla differenza tra giocare per la salvezza e lottare per la vittoria, come ha fatto quando è passato dal Crotone al Milan. Inoltre, parla dell’emozione di segnare un gol in Champions League contro l’Atletico Madrid, un momento che ha dissipato i suoi dubbi sulla sua capacità di giocare a un livello così alto.
Messias descrive l’arrivo al Milan come un momento in cui è stato fondamentale mantenere la calma e lavorare sodo. Tra i suoi “pitch moments” preferiti, ricorda un gol segnato con il Gozzano contro il Piacenza, che considera uno dei migliori della sua carriera.
L’esterno offensivo del Milan racconta anche della sua emozione nel calpestare il prato di San Siro per la prima volta, e di come lo stadio gli ricordasse Ronaldo il Fenomeno. Infine, parla della gioia di vincere lo scudetto e di come questo traguardo rappresenti un momento cruciale nella sua vita e nella sua carriera.
Per concludere la sua storia, Messias confessa che il suo sogno finale sarebbe quello di partecipare a un Mondiale con la Nazionale brasiliana, pur essendo consapevole delle difficoltà legate alla sua età. Infine, rivolge un consiglio ai giovani calciatori delle serie inferiori: lavorare sodo, crescere mentalmente e, naturalmente, avere un po’ di talento e la benedizione divina.