Craig Robertson ha tentato di afferrare una pistola mentre gli agenti lo stavano ammanettando: l’uomo era contro il presidente.
L’arresto di Craig Robertson si è trasformato in tragedia. Non è la prima storia – e non sarà probabilmente l’ultima – degli Stati Uniti d’America che racconta dell’uccisione di un sospettato delle forze dell’ordine ma questa ha certamente del particolare. Robertson, due giorni prima di morire, aveva postato alcune minacce di morte dirette al presidente Joe Biden sulla sua pagina Facebook.
Gli agenti dell’FBI si sono presentati a casa sua ieri mattina, verso le 6 e 15, con un mandato d’arresto. Roberston viveva nello Utah, a circa 65 chilometri a sud di Salt Lake City, nella città di Provo. Mentre lo stavano ammanettando lui ha cercato di impugnare una pistola: la reazione degli agenti è stata immediata.
Le minacce al presidente
Nei giorni precedenti alla sua morte, la pagina Facebook di Craig Robertson aveva iniziato a popolarsi di minacce nei confronti del presidente Joe Biden, di Barack Obama e del procuratore di Manhattan Alvin Bragg, l’avvocato che sta conducendo un’indagine sul presunto pagamento di Donald Trump alla pornostar Stormy Daniels.
“Ho sentito che Biden sta arrivando nello Utah – aveva scritto Robertson -. Tiro fuori la mia vecchia tuta mimetica e pulisco la polvere dal fucile da cecchino M24“. Ed ancora: “Forse lo Utah diventerà celebre questa settimana come il luogo in cui un cecchino ha eliminato Biden il marxista“. Il presidente americano, infatti, sarebbe dovuto andare ieri a Park City per una raccolta fondi. Tutti i post di Robertson erano corredati da fotografie che lo raffiguravano con in mano varie armi da fuoco.