Minacce e insulti a Giorgia Meloni e alla figlia: l'odio supera il limite
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Minacce e insulti a Giorgia Meloni e alla figlia: l’odio supera il limite

Giorgia Meloni

Un 47enne di Perugia, è stato rinviato a giudizio per minacce e diffamazione aggravata nei confronti di Giorgia Meloni e della figlia.

Negli ultimi anni, i social media sono diventati spazi sempre più spesso segnati da toni aggressivi e contenuti offensivi. In particolare, le personalità politiche sono tra le più esposte agli attacchi verbali, che non di rado coinvolgono anche le loro famiglie. Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, è tra le figure istituzionali maggiormente bersagliate da questo fenomeno. Il dissenso politico, legittimo e costituzionalmente garantito, in diversi casi ha lasciato il posto a forme di odio online che travalicano ogni limite.

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni

Un clima sempre più teso sui social network contro Giorgia Meloni

Il caso che ha fatto più scalpore negli ultimi mesi è legato a una serie di post pubblicati da un utente su una piattaforma social. I contenuti non solo offendevano apertamente la figura della premier, ma lanciavano minacce esplicite rivolte anche a sua figlia, una minore. Il profilo dell’autore si presentava come appartenente a un ex militare italiano, ma la verità emersa dalle indagini è ben diversa.

Dall’indagine al rinvio a giudizio: i fatti

Le prime segnalazioni sono arrivate nell’ottobre 2023. I post in questione, dal tono violento e intimidatorio, non sono passati inosservati. La stessa Meloni ha sporto querela, e il caso è stato affidato alla Digos di Vercelli. Gli investigatori, analizzando le attività digitali, sono riusciti a risalire all’identità dell’autore: un 47enne di Perugia, già noto per episodi simili. Le indagini sono state quindi trasferite alla Procura del capoluogo umbro, guidata da Raffaele Cantone, che ha aperto un nuovo fascicolo.

L’uomo, già indagato per altre offese rivolte alla premier, non ha fornito alcuna spiegazione né ha chiesto di essere ascoltato. Ha scelto il silenzio. Secondo l’accusa, i messaggi non miravano solo a delegittimare la figura pubblica, ma a colpire la dimensione più privata e vulnerabile della premier: la sua famiglia.

La notizia principale è arrivata con il rinvio a giudizio: l’uomo dovrà rispondere di diffamazione e minacce pluriaggravate. Il processo inizierà il 12 febbraio 2026 davanti al tribunale monocratico di Perugia. Il tutto come riportato da secoloditalia.it

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ultimo aggiornamento: 12 Aprile 2025 13:20

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