La motivazione dei giudici che hanno assolto gli imputati Mottola accusati per l’omicidio di Serena Mollicone.
L’omicidio di Serena Mollicone resta senza imputati. La corte di assise di Cassino ha depositato le motivazioni per cui ha deciso di assolvere la famiglia Mottola dalle accuse. Franco Mottola, sua moglie e suo figlio erano accusati di aver ucciso la ragazza e poi di averla abbandonata nel bosco. Lo scorso luglio i giudici li hanno assolti dall’accusa. Ieri ha depositato le motivazioni della sentenza.
Secondo quanto si legge nella sentenza “non sono stati provati molti degli asseriti depistaggi che secondo l’accusa il maresciallo Mottola avrebbe compiuto in sede di prime indagini”. Per i giudici “sono emerse delle prove che si pongono in termini contrastanti rispetto alla ricostruzione dei fatti da parte della pubblica accusa”.
Gli autori restano ancora ignoti
Per i giudici, ancora, “gli esiti dibattimentali non offrono indizi gravi, precisi e concordanti sulla base dei quali possa ritenersi provata, oltre ogni ragionevole dubbio, la commissione in concorso da parte degli imputati della condotta omicidiaria contestata. Come già ampiamente esaminato, numerosi elementi indiziari, costituenti dei tasselli fondamentali dell’impianto accusatorio del pm, non sono risultati sorretti da sufficiente e convincente compendio probatorio”.
Secondo la tesi della pubblica accusa Serena era stata uccisa dal figlio del carabiniere Mottola nella caserma di Arce. I pm sostenevano che Mollicone avesse battuto la testa dopo un pugno alla tempia. La ragazza era andata dal dentista poi era salita sull’auto di Mottola per un passaggio e una volta in caserma fu aggredita. I Mottola furono accusati di omicidio volontario in concorso e occultamento di cadavere. Per l’accusa, infatti, portarono nella notte Serena, ancora viva, nel bosco di Fonte Cupa, vicino Arce, dove poi fu ritrovata già morta. Aveva i piedi legati con delle fascette e un sacchetto di plastica intorno alla testa.
Le motivazioni dei giudici nella sentenza si concludono con il fatto che il delitto è stato compiuto da soggetti rimasti ignoti ma che restano i gravi e consistenti elementi indiziari dell’omicidio come il rinvenimento di impronte dattiloscopiche all’interno dei nastri adesivi che legavano le mani e le gambe di Serena, impronte ritenute utili per l’identificazione e che non appartengono agli imputati. Su un’impronta risulta esser stato rinvenuto un profilo genetico misto, con contribuente maschile, di cui è stata esclusa la paternità degli imputati”.