Il visionario imprenditore Marcello Mutti ci ha lasciato all’età di 83 anni: una vita dedicata all’innovazione, parla il figlio.
Marcello Mutti, icona dell’industria conserviera italiana, è morto all’età di 83 anni, lasciando un’eredità fatta di visione, innovazione e profonda umanità. La sua morte segna la fine di un’epoca per l’azienda Mutti, leader nel settore della conservazione del pomodoro.
L’eredità di Marcello Mutti: parole chiave del successo
Francesco Mutti, figlio del grande imprenditore, ha voluto ricordare suo padre in un’intervista con La Gazzetta di Parma, sottolineando il suo approccio unico all’azienda: “L’eredità che ci lascia è quella di vedere l’azienda come un valore, basato sull’importanza della progettualità e della costruzione. Un’azienda in cui l’attenzione e il rispetto verso le persone devono essere prioritari”.
E ancora: “Mio padre era un uomo schivo, ma di grandissimo cuore, che aveva innata la cultura del dono. Amava molto la natura e, quando la vedeva ‘calpestata’, ne soffriva tanto. Amava i grandi spazi naturali, quelli della pianura e quelli dell’Africa, in cui lo sguardo si perdeva nell’infinito”.
Mutti senior, laureato in Economia e Commercio, sin da giovane ha mostrato una propensione all’innovazione. Sua l’idea, rivoluzionaria per l’epoca, di utilizzare il vetro per conservare i prodotti della sua azienda, contribuendo in modo determinante alla diffusione della passata di pomodoro.
Un imprenditore con lo sguardo al futuro
Ma Marcello Mutti non era solo un imprenditore innovativo. Era un uomo legato alla terra e alla sostenibilità, molto prima che questo tema diventasse di moda.
Come racconta Giovanni Grossi, direttore acquisti della Mutti: “Con il signor Mutti in questi 42 anni ho sempre avuto un rapporto bellissimo, diretto e di incredibile rispetto. Era una persona pura, dotata di un’intelligenza e di una sensibilità rare. Un uomo elegante, a tratti piacevolmente ironico, e di grande spessore: con la sua sincerità e raffinatezza sapeva porsi sempre in modo educato, preciso e rispettoso”.
Grossi ricorda ancora come Marcello sapesse “stimolare in ogni dipendente l’attaccamento all’azienda, tant’è che qui a Piazza l’aria che si è sempre respirata è quella della dedizione. Aveva una premura per i suoi collaboratori fatta anche di piccoli gesti, che esprimevano il suo modo di essere. Gesti che trasmettevano immancabilmente i suoi valori: valori importanti per fare dell’imprenditoria qualcosa di straordinario, non necessariamente legato all’interesse economico, ma al benessere delle persone che lavoravano con lui. Così ogni dipendente si è sempre sentito partecipe di un cammino per creare insieme la storia dell’azienda”.