Mostro di Firenze, la verità dopo 50 anni: “Riesumatela”

Mostro di Firenze, la verità dopo 50 anni: “Riesumatela”

Dopo la scoperta del Dna ignoto su un proiettile si è riacceso il famigerato caso del Mostro di Firenze: parla la cugina di una delle vittime.

Si è riacceso in queste settimane il caso del Mostro di Firenze. Dopo la scoperta del Dna ignoto su un proiettile, la vicenda legata al pluriomicida è tornata con prepotenza a farsi sentire nelle notizie di cronaca. Sull’argomento ha parlato a Repubblica anche la cugina di Stefania Pettini, una delle vittime del killer, dicendosi pronta a dare l’ok alla riesumazione del corpo della defunta parente per ottenere la verità dopo cinquanta anni.

Mostro di Firenze: parla la cugina di Stefania Pettini

“Se dovessero chiedermi l’autorizzazione per riesumare il corpo di Stefania dicendomi che esiste anche solo una possibilità di scoprire la verità, io gliela darei”, ha affermato senza esitazione Tiziana Bonini a Repubblica. La cugina della vittima ha aggiunto: Non ci ho dormito la notte prima di rispondere. Sono passati 50 anni, ma io ho sempre detto che non voglio morire senza sapere chi l’ha uccisa e perché lo ha fatto”.

La donna ha anche raccontato di aver pensato di avviare le pratiche in Comune per spostare i resti della cugina al cimitero insieme a quelli della mamma, Bruna Bonini. “Alle indagini è mancato qualcosa. La scena del delitto di Stefania non fu recintata, entrarono decine di persone. La sua borsa fu trovata in un fosso ma si seppe solo anni dopo. Leggende, falsità e cattiverie su quanto successo. se adesso ci fosse la possibilità di trovare l’assassino, io non posso negarla”.

La traccia di Dna e la riesumazione

Le parole della cugina della Pettini risultano molto importanti in quanto la traccia di Dna ignoto trovata su un proiettile potrebbe essere rinvenuta anche sul corpo della vittima. Secondo gli avvocati Vieri Adriani e l’ematologo Lorenzo Iovino, le stesse tracce, infatti, potrebbero essere rinvenute proprio sul corpo di Pettini che lottò con l’aggressore. Questo potrebbe aiutare le autorità ad individuare il killer del più grande cold case italiano. Nello specifico, la speranza è che sotto le unghie della donna uccisa nel 1974 possano esserci ancora tracce di quel Dna ignoto.

Argomenti