Mostro di Firenze: la scoperta sul DNA riapre il caso
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Mostro di Firenze, colpo di scena: la scoperta sul DNA riapre il caso

Mostro di Firenze

Il test del DNA rivela che Giovanni Vinci era il vero padre di Natalino Mele, il bambino sopravvissuto al primo delitto del Mostro di Firenze.

A quasi sessant’anni dal primo omicidio attribuito al Mostro di Firenze, la scienza riporta alla luce una verità che potrebbe riscrivere le basi dell’intera vicenda. Un test del DNA ha rivelato che Giovanni Vinci, e non Stefano Mele, era il padre biologico di Natalino Mele, il bambino di sei anni e mezzo sopravvissuto al massacro dell’estate del ’68. Intanto a Pisa è avvenuto un terribile omicidio-suicidio.

Esame in laboratorio

Mostro di Firenze: l’esame del Dna che cambia la storia del primo delitto

Era il 1968, come scritto da La Nazione e riportato da Fanpage, quando Barbara Locci e il suo amante Antonio Lo Bianco vennero uccisi a colpi di pistola mentre erano appartati in auto nelle campagne toscane. Il loro figlio, Natalino, venne trovato ore dopo, solo e confuso, davanti alla porta di una casa distante alcuni chilometri dalla scena del crimine. Per quel delitto fu condannato Stefano Mele, marito della vittima, ritenuto colpevole e condannato a 13 anni grazie alle attenuanti del delitto d’onore.

Ma oggi, dopo decenni, il DNA cambia le carte in tavola. Secondo l’esame condotto dal genetista Ugo Ricci, è Giovanni Vinci il vero padre di Natalino. L’uomo era membro del cosiddetto “clan dei sardi“, gruppo che dal 1982 fu coinvolto nelle indagini sul Mostro di Firenze.

Mentre Francesco Vinci fu arrestato e Salvatore Vinci finì più volte nel mirino degli inquirenti, Giovanni non fu mai toccato direttamente dalle indagini. Eppure, proprio lui era legato da un legame di sangue al bambino sopravvissuto, una connessione che ora apre nuovi scenari.

Le domande senza risposta e gli indizi dimenticati: le indagini

Natalino, oggi adulto, ha raccontato di essere rimasto spiazzato dalla notizia. “Quest’uomo non l’ho mai neanche conosciuto”, ha detto. Un’affermazione che pesa, soprattutto perché da sempre ci si chiede perché e come quel bambino fu risparmiato, e come riuscì a raggiungere da solo, al buio, una casa in mezzo alla campagna.

Negli ultimi anni, nel tentativo di fare luce sul caso, i carabinieri del Ros avevano prelevato in modo riservato campioni di DNA, inclusi quelli di un figlio di Salvatore Vinci e dello stesso Natalino. L’esame ha incluso anche i resti riesumati di Francesco Vinci, il cui profilo genetico ha permesso di risalire al fratello Giovanni. Una verità definitiva ancora non c’è, ma la strada per trovarla sembra riaprirsi.

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ultimo aggiornamento: 22 Luglio 2025 17:43

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