Salvo rare eccezioni, la multa deve essere notificata entro 90 giorni; altrimenti, si può fare ricorso per annullarla.
L’Autovelox è un sistema di rilevazione istantanea della velocità. Viene utilizzato per individuare i trasgressori dei limiti di velocità e, di conseguenza, per elevare le sanzioni pecuniarie previste dal Codice della Strada. La normativa dispone anche un preciso termine di notifica che, salvo determinate eccezioni, deve essere rispettato affinché la multa sia valida.
Multa Autovelox tempi di notifica
La multa per eccesso di velocità elevata tramite rilevazione da parte dell’Autovelox deve essere notificata entro 90 giorni. Tale termine decorre a partire dalla data di contestazione dell’infrazione (ossia dal giorno in cui il soggetto sanzionato è stato fermato dagli agenti di polizia). La notifica del verbale può avvenire a mezzo posta raccomandata o per tramite di un ufficiale giudiziario.
Il limite dei 90 giorni è comunque suscettibile a (poche e ben giustificate) eccezioni. Quella che di fatti rappresenta l’unica attenuante consiste nella difficoltà ad identificare il conducente. In questo caso, l’organo accertatore è chiamato a raccogliere informazioni in merito presso altri organismi, giustificando in tal modo lo slittamento del momento a partire dal quale decorrono i 90 giorni. A tal proposito, al comma 1 dell’Articolo 201 del Codice della Strada si legge:
“Qualora l’effettivo trasgressore od altro dei soggetti obbligati sia identificato successivamente alla commissione della violazione la notificazione può essere effettuata agli stessi entro novanta giorni dalla data in cui risultino dai pubblici registri o nell’archivio nazionale dei veicoli l’intestazione del veicolo e le altre indicazioni identificative degli interessati o comunque dalla data in cui la pubblica amministrazione è posta in grado di provvedere alla loro identificazione“.
Un caso che, in tal senso, ha fatto giurisprudenza è quello che ha riguardato il Comune di Milano. Nello specifico, l’amministrazione cittadina, dopo l’installazione di sette nuovi autovelox (in grado di rilevare oltre un milione e mezzo di infrazioni), ha dovuto fronteggiare alcune difficoltà di natura tecnica per la notifica dei verbali di accertamento.
Il Comune del capoluogo lombardo aveva offerto un’interpretazione peculiare della normativa, facendo decorrere il termine di notifica dal momento in cui il verbale veniva elaborato presso il comando di polizia. Sulla vicenda si è espresso il TAR della Regione Lombardia (con la sentenza n. 1267/17 del 7 giugno 2017) ribadendo quanto disposto dal Codice della Strada: il termine di notifica resta di 90 giorni a decorrere dalla data di contestazione dell’infrazione.
Se la notifica della multa avviene tramite posta raccomandata, per valutare se i termini sono stati rispettati oppure no bisogna controllare il timbro indicante la data di spedizione. Se la polizia ha consegnato il verbale all’ufficio postale entro i 90 giorni previsti dalla normativa, la multa è valida anche nel caso in cui venga consegnata al destinatario successivamente.
Quando si può presentare il ricorso multa Autovelox
Sussistono alcuni casi in cui è possibile presentare ricorso avverso ad una sanzione per eccesso di velocità. Uno di questi è quello in cui l’organo che ha effettuato la contestazione non abbia rispettato i termini di notifica multa Autovelox. Qualora si verificasse questa eventualità, il destinatario della sanzione ha tre possibilità:
- presentare ricorso presso il Giudice di Pace, entro trenta giorni dal ricevimento del verbale. Per questa procedura, il ricorrente deve farsi carico del contributo unificato, ovvero 43.00 euro se la causa ha un valore inferiore o pari a 1.100 euro; altrimenti l’onere ammonta a 98.00 euro se la sanzione va da 1.100 a 5.200 euro;
- presentare ricorso al Prefetto, entro sessanta giorni dalla ricezione del verbale; in questo caso non vi sono costi da sostenere ma se l’autorità rigetta il ricorso, il soggetto ricorrente viene condannato a pagare un importo raddoppiato rispetto alla sanzione iniziale;
- presentare richiesta di annullamento presso il Comando di Polizia; questa soluzione ha sia pro che contro: da un lato non sospende i termini del ricorso presso il Giudice di Pace o il Prefetto; dall’altro non garantisce l’imparzialità di giudizio assicurata da un ricorso presentato ad un soggetto terzo.
Va sottolineato come il ricorso presuppone il mancato pagamento della sanzione e non possa essere effettuato presso entrambi gli istituti.
Il mancato rispetto dei termini di notificazione (cioè se la multa autovelox arriva dopo 90 giorni) non è l’unico elemento che consente di fare ricorso avverso ad una sanzione basata sulle rilevazioni dell’Autovelox. L’utente può far leva anche su un errore tecnico nella compilazione del verbale di contestazione oppure su una qualche irregolarità relativa all’installazione od al funzionamento del dispositivo.
Partiamo dal verbale. La contestazione, per essere valida, deve – per legge – riportare chiaramente una serie di informazioni: data e luogo in cui è stata commessa l’infrazione, quale norma del Codice della Strada è stata violata e la targa del veicolo coinvolto. In aggiunta, l’organo contestatore deve indicare il modello del dispositivo adoperato per la rilevazione (con relativa omologazione rilasciata da parte del Ministero dei Trasporti), la tolleranza (in percentuale) dell’apparecchio e la verifica di funzionalità del dispositivo e relative modalità di utilizzo. Infine, deve essere presente anche il provvedimento – emesso dal Prefetto – che attesta l’impossibilità di effettuare la contestazione sul posto. Su alcune strade extraurbane dove sono presenti gli Autovelox, infatti, per motivi di sicurezza non è possibile fermare le auto e procedere all’immediata contestazione.
Per quanto concerne l’installazione dei dispositivi, i motivi del ricorso riguardano la segnalazione della presenza degli Autovelox. Secondo la cosiddetta ‘direttiva Minniti‘, la collocazione degli apparecchi per il rilevamento della velocità deve essere indicata mediante apposita segnaletica oppure da un agente in divisa e – ove possibile – da una pattuglia con i colori istituzionali dell’organo che effettua i controlli.
Un’ulteriore appiglio per chi si appresta a fare ricorso avverso ad una multa elevata con l’Autovelox è quello della legittima difesa o dello stato di necessità. In altre parole, in sede di ricorso l’utente sanzionato deve essere in grado di dimostrare che l’infrazione commessa era dovuta a condizioni particolari di urgenza o necessità; a tal proposito, la normativa di riferimento è l’Articolo 4 della Legge n. 689 del 1981: “Non risponde delle violazioni amministrative chi ha commesso il fatto nell’adempimento di un dovere o nell’esercizio di una facoltà legittima ovvero in stato di necessità o di legittima difesa“.
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