La musica classica contro la depressione: cosa succede nel cervello
Vai al contenuto

Direttore: Alessandro Plateroti

La musica classica contro la depressione: cosa succede nel cervello

Dottore controlla risonanza cervello testa

La musica classica può influenzare positivamente il cervello: sembrerebbe sincronizzare i neuroni e migliorare l’umore.

La musica classica, da Bach a Beethoven, è nota per la sua capacità di influenzare profondamente il cervello, in particolare le emozioni.

Un recente studio, pubblicato su Cell Reports, da un gruppo di scienziati cinesi della Shanghai Jiao Tong University ha gettato nuova luce sul fenomeno.

sassofono, jazz, musica, musicista, mani

Come la musica influenza il cervello: lo studio

Lo studio, come riportato da Adnkronos.com, si è concentrato su un campione di 13 pazienti affetti da depressione resistente, che avevano già subito l’impianto di elettrodi nel cervello per la stimolazione cerebrale profonda.

Questi elettrodi erano posizionati strategicamente nel circuito che collega due aree chiave del cervello: il nucleo del letto della stria terminale (Bnst) e il nucleus accumbens (Nac).

Si tratta di aree coinvolte nella gestione delle emozioni e del sistema di ricompensa del cervello, elementi cruciali nell’elaborazione dell’umore.

La ricerca ha rivelato che l’ascolto di musica classica attiva una sincronizzazione delle oscillazioni neurali tra la corteccia uditiva e il circuito di ricompensa del cervello, che gestisce le emozioni.

Questa sincronizzazione sembra essere alla base degli effetti antidepressivi della musica classica, soprattutto in quei pazienti che mostrano un forte apprezzamento per essa.

Verso una musicoterapia personalizzata

L’importanza dell’apprezzamento personale della musica è stata uno dei risultati chiave dello studio. I pazienti sono stati divisi in due gruppi in base al loro grado di apprezzamento per la musica: alto e basso.

Coloro che appartenevano al gruppo con un alto apprezzamento hanno sperimentato effetti più significativi in termini di miglioramento dell’umore, grazie a una sincronizzazione neurale più efficace.

Questa scoperta ha portato i ricercatori a considerare la possibilità di sviluppare piani di musicoterapia personalizzati, basati sulle preferenze musicali individuali dei pazienti.

Speriamo di tradurre i risultati della nostra ricerca in pratica clinica sviluppando strumenti e applicazioni di musicoterapia convenienti ed efficaci“, hanno concluso.

Riproduzione riservata © 2024 - NM

ultimo aggiornamento: 10 Agosto 2024 12:52

Rischio settembre nero, è allarme: grande aumento dei casi di morbillo

nl pixel