Nonostante gli scontri tra tifosi fossero stati ampiamente anticipati, non si è riusciti a impedirli: una dimostrazione di inefficienza che sollecita molte domande
Tutto come previsto, purtroppo. Un’orda di barbari cala indisturbata da Francoforte fino a Napoli (oltre 1.400 km di strada) e mette a ferro e fuoco il centro di una delle nostre più belle città, al termine di roventi scontri con gentiluomini locali dello stesso rango.
Non solo. Da Bergamo si aggiungono all’allegra comitiva alcuni ultras dell’Atalanta che, in virtù di un gemellaggio con l’Eintracht e della storica rivalità con i partenopei, si aggregano alla guerriglia urbana. Il tutto strafottendosene del divieto di accesso allo stadio per i tifosi tedeschi e dei chiarissimi segnali di allarme delle settimane precedenti: dagli scontri in occasione della partita di andata in Germania, fino ai pesanti insulti nei confronti di Matteo Piantedosi da parte dei tifosi del Bayern Monaco, solidali con i propri connazionali ai quali era stata vietata la trasferta.
“Vietata” per modo di dire, perché comunque hanno fatto il loro comodo ugualmente. E basta leggere le cronache di decenni di teppismo da stadio per sapere che vedere la partita non è certo lo scopo principale di queste frange, semmai un di cui tutto sommato sacrificabile. Lor signori infatti spesso durante le partite danno le spalle al campo, pensando più all’onere di gestire “la curva” che al piacere di guardare i propri campioni all’opera. Chiunque sia mai stato in uno stadio, lo sa molto bene.
Napoli-Eintracht: gli scontri erano annunciati, perché non si sono evitati?
Come è possibile che un governo che vanta ordine e sicurezza come fiori all’occhiello permetta che si verifichino disastri così plateali e così ampiamente annunciati? Ovviamente nessuno pensa che vi sia del dolo, come evocato da Giorgia Meloni nella già storica conferenza stampa del post-Cutro. No, nessuno può ragionevolmente sostenere che il governo abbia scientemente voluto la strage dei migranti e nemmeno che il centro di Napoli potesse per qualche ora assomigliare a uno scenario di guerra.
Allo stesso modo, rivolgendoci anche all’altra parte politica, nessuno pensa che il governo Conte 2 e la Regione Lombardia abbiano tirato indietro la gamba quando si trattava di fronteggiare la prima ondata del Covid, lasciando morire tanti nostri connazionali. No, nessuno fa il processo alle intenzioni. Però bisogna farlo ai risultati: tutte queste cose, purtroppo, sono successe davvero e, quando ciò accade, bisognerebbe che il politico di turno sentisse il dovere di assumersene le responsabilità. Anche se ha il fatto il massimo e non è bastato.