Mark Rutte, segretario generale della Nato, chiama Trump “paparino” e lo ringrazia per aver fermato il conflitto tra Israele e Iran.
Il recente elogio di Mark Rutte, segretario generale della Nato, rivolto a Donald Trump, ha suscitato ampio dibattito mediatico e politico. In un contesto di tensione internazionale, Rutte ha scelto un linguaggio insolito per un leader di alto profilo, definendo Trump “paparino” per il ruolo avuto nel fermare la breve ma intensa escalation tra Israele e Iran. Le sue parole, rese pubbliche all’Aja, non sono passate inosservate: “Grazie al ‘paparino’ stop alla guerra”, ha affermato.
Le dichiarazioni sono arrivate in seguito a una valutazione positiva dell’intervento americano: “Il fatto che abbia preso questa azione decisa, molto mirata, per assicurare che l’Iran non sia in grado di avere una capacità nucleare, penso che valga tutti gli elogi”. Alla domanda se non stesse adulando troppo il presidente USA, Rutte ha replicato: “No, non credo, penso che sia un po’ una questione di gusti”.

La retorica informale del nuovo segretario Nato
Durante l’incontro con i giornalisti, Rutte ha anche richiamato il tono colloquiale di Trump, che aveva descritto lo scontro Israele-Iran con parole colorite: “Hanno avuto una grossa discussione, come due bambini nel cortile della scuola. Si picchiano come matti, non si riesce a fermarli. Lasciateli litigare per circa 2-3 minuti, poi sarà facile fermarli”. E ha scherzato: “E poi il paparino deve qualche volta usare parole forti per fermarli”.
Questa comunicazione informale è sorprendente se consideriamo il profilo di Rutte: ex premier dei Paesi Bassi per oltre un decennio, esperto mediatore europeo, soprannominato “Teflon” per la sua abilità nel superare le crisi.
Un elogio che rafforza la coesione atlantica?
Nel suo messaggio, Rutte ha riconosciuto a Trump un merito strategico: “Donald, ci hai portati a un momento davvero, davvero importante per l’America, per l’Europa e per il mondo. Riuscirai in qualcosa che nessun presidente americano è riuscito a ottenere in decenni. L’Europa pagherà in grande misura, come è giusto che sia, e sarà una tua vittoria”.
Queste parole mostrano la volontà del nuovo segretario generale della Nato di rafforzare la coesione tra Europa e Stati Uniti, anche ricorrendo a toni poco convenzionali. Un gesto che può apparire esagerato, ma che risponde a una strategia di alleanza e deterrenza, in cui Trump viene visto come figura centrale per la sicurezza globale.