Uno degli uomini fermati per il naufragio in Grecia confessa: “Ho ricevuto dei soldi per lavorare a bordo della nave”.
Continuano le ricerche dei sopravvissuti al naufragio avvenuto al largo di Pylos, in Grecia, anche se le speranze sembrano affievolirsi sempre di più. Intanto, uno dei nove sospettati scafisti ha confessato il suo coinvolgimento nell’organizzazione criminale, mentre gli altri otto negano di averne preso parte.
La confessione dello scafista
Otto dei sospettati scafisti fermati dalla Guardia costiera hanno respinto le accuse di aver costituito un’organizzazione criminale, aver causato il naufragio e aver messo in pericolo la vita delle persone che si trovavano a bordo.
Solo un uomo, però, ha confessato ha ammesso di aver ricevuto dei soldi per lavorare a bordo della nave, negando tuttavia di essere un “membro chiave” del traffico di migranti. I nove sospettati, di età compresa fra i 20 e i 40 anni, sarebbero stati l’equipaggio dell’imbarcazione incaricati ognuno del proprio ruolo.
“Si è trattato di un traffico organizzato che era in preparazione da 40, forse 50 giorni“, sostiene un funzionario della Guardia costiera.
Le ricerche dei superstiti del naufragio
A lanciare l’allarme mercoledì 14 giugno, era stato uno dei superstiti, sopravvissuto al naufragio dell’imbarcazione che stava trasportando quasi 700 persone. Partita da Tobruk, in Libia, l’obiettivo era quello di raggiungere l’Italia.
A tre giorni dal naufragio, il numero dei sopravvissuti rimane fermo a 104 e quello dei corpi recuperati a 78. Le vittime però potrebbero essere circa 600: come ha spiegato uno dei superstiti ai medici dell’ospedale di Kalamata, ci sarebbero stati 100 bambini nella stiva del peschereccio.