L’Italia ha bisogno di una scossa profonda per non diventare la Cenerentola dell’Europa
Adesso è ufficiale: nessuno ha intenzione di pagare per la vergognosa partecipazione dell’Italia agli Europei. Né Gravina né Spalletti. Il presidente federale ha regalato 15 minuti di fuffa pura in conferenza stampa, sfoggiando il suo colpo migliore: dare la colpa ad altri.
Nel mirino i vertici dei club e le leghe ai quali si deve – questo sostiene Gravina – l’impoverimento tecnico del nostro calcio. Sono loro – fa capire – ad azzerare le chances dei nostri giovani, che scontano mercati all’insegna degli stranieri. Tesi da non disprezzare, peraltro.
Ma la domanda sorge spontanea: Gravina che ruolo ha? E’ un ingegnere, un giornalista, un medico, un geometra, un idraulico, oppure – per caso – è il numero uno del calcio italiano? E se è vero – come ha sottolineato in modo palesemente imbarazzante – che lui non ha poteri “tecnici” sulla squadra azzurra (e meno male, ndr) – è altrettanto vero che il suo peso dovrebbe essere esercitato a monte, con i club e le Leghe.
Con una politica autorevole, solida, efficace, che affronti il problema dalle radici, perché altrimenti l’albero resta un cespuglio. L’autocritica più alta di Gravina è stata:”Siamo dispiaciuti per il risultato”. No Presidente. Un’autocritica vera, sincera, che Lei doveva a tutti i tifosi italiani sarebbe stata:”Abbiamo fatto pena. Siamo stati ridicolizzati. Abbiamo giocato il peggior calcio degli Europei (o dell’Europa intera? ndr).
Ci vergogniamo per questo. E proprio per questo mi dimetto”. Seeeeeee! Ah, dimenticavo, ha aggiunto:”Non ho la cultura dello scappare davanti alle difficoltà”. Cultura dello scappare? Ma che vor dì? E poi c’è Spalletti, che per certi versi fa persino tenerezza. Tesse riflessioni faticose (per sé stesso e anche per noi), insegue concetti lessicamente complicati, ti aspetti che venga, prima o poi, al dunque. Invece niente.
Ti lascia appeso al dubbio, il che – in un altro – potrebbe anche essere una strategia: fumo negli occhi, nebbia nella testa. Ma non lo è. Perché il mister deve fare i conti con tre parole micidiali: mancanza di personalità. Che in un toscano è un po’ un problema. Un giocatore grandissimo, un uomo immenso che non smetteremo mai di piangere,
Gianluca Vialli disse una volta che:”Un grande allenatore deve essere lui stesso leader, ma deve creare altri leader che in campo riproducano idee, valori carattere”. E se in questo Europeo, su ogni campo, il carattere non si è visto, di idee ne avevano di più i raccattapalle, e i valori sono finiti direttamente in discarica, beh, la colpa è anche di Spalletti. P.S. Qualcuno tolga la colla sulla sedia di Gravina: ne ha messa troppa.