Nba, gli Harlem Globetrotters si autocandidano: il messaggio

Nba, gli Harlem Globetrotters si autocandidano: il messaggio

Gli Harlem Globetrotters in Nba? La squadra simbolo di spettacolo e basket lancia la proposta al Commisioner e ai proprietari.

Da quasi mezzo secolo incantano grandi e piccini a suon di magie. Hanno annoverato tra le loro fila un certo Wilt Chamberlain (sì, proprio Mr. 100 punti). Portano lo spettacolo del basket in un modo unico e inconfondibile. Ora gli Harlem Globetrotters fissano un nuovo traguardo: diventare una franchigia Nba. “Prima di subito”, hanno puntualizzato in una lettera aperta indirizzata al Commissioner Adam Silver e all’assemblea dei proprietari.

Gli Harlem Globetrotters in Nba? La clamorosa autocandidatura

“Cara Nba, non ci vediamo da un pezzo, 72 anni – esordiscono gli Harlem Globetrotters nel messaggio pubblicato sul sito e sui canali social ufficiali -, ma ancora ci ricordiamo quel giorno del 1949 in cui abbiamo affrontato i tuoi campioni del mondo, i Minneapolis Lakers. E per il secondo anno consecutivo, li abbiamo battuti”.

Fonte foto: https://www.facebook.com/nba

La domanda si basa sul ruolo ricoperto dalla squadra nell’espansione della disciplina stessa e contro le discriminazioni: “Da noi arriva il primo giocatore di colore a firmare un contratto Nba, Nat Sweetwater. Da noi arriva il primo afroamericano a giocare in Nba, Earl Lloyd”.

E sul contributo decisivo fornito alla National Basketball Association agli albori: “Continuavamo a riempire le arene e far crescere il basket in tutto il mondo, e quando l’Nba faticava ad andare oltre il migliaio di spettatori a partita abbiamo accettato di organizzare sfide tra le vostre squadre e i Globetrotters. Il basket senza di noi non sarebbe quello che è oggi. Ed è tempo che l’Nba riconosca quello che i Globetrotters hanno fatto per il nostro sport, sia qui sia nel mondo. È ora che l’Nba smetta di comportarsi come se noi non esistessimo”.

Fondati nel 1926 a Chicago, nel 1928 gli Harlem Globetrotters hanno trasferito la rispettiva sede a New York, facendo virtualmente base nel quartiere da cui hanno attinto il nome, culla della cultura afroamericana, dove però fino al 1968 non hanno giocato. Aiutando a rompere la barriera razziale nella pallacanestro. L’eventuale ingresso nella Nba segnerebbe una svolta storica.