Nel 2022 il 90% del Pil italiano è dei colossi del web

Nel 2022 il 90% del Pil italiano è dei colossi del web

I giganti del web traino l’economia ma in materia di tasse hanno tracciati poco chiari. In 4 anni evasi almeno 50 miliardi di euro.

Le WebSoft non hanno solo trainato il Pil italiano lo scorso anno, ma trainano anche tutta l’economia mondiale. Tuttavia, in tema di tasse hanno alcuni punti oscuri. Secondo l’indagine di Mediobanca sui primi nove mesi del 2023 oltre che sul triennio 2019-2022, delle 25 più grandi società Web internazionali per ricavi, con focus sulle filiali italiane, qualcosa di anomalo esiste, soprattutto per ciò che concerne imposte, conti economici. Di questi colossi web, 11 hanno sede negli Stati Uniti, dieci in Cina, due in Germania e una in Giappone e Corea del Sud.

Un giro d’affari che combacia col 90% del Pil italiano

Analizzando i dati di Mediobanca, nel 2022 le 25 grandi società mondiali WebSoft hanno avuto un giro d’affari di circa 1.792 miliardi di euro, che corrisponde circa al 90% del Pil italiano. Anche se il 2022 è stato un anno dove dette società hanno registrato la più bassa quota di crescita dei ricavi degli ultimi 4 anni, registrando una crescita del solo 9,6%, molto sotto i tassi di crescita degli anni precedenti, +20,9% nel 2020 sul 2019 e +24% nel 2021 su 2020, con redditività in calo, nel 2022 questi colossi multinazionali si sono piazzati al 5° posto rispetto ad altri settori. Se consideriamo solo il digitale, escludendo l’e-commerce, il loro ebit margin si attesta al 23,9%, piazzandosi al 2 posto sotto a quello dell’industria farmaceutica.

In 4 anni, evasi 50 miliardi di euro di tasse

Concentrandosi sempre sull’anno 2022, scopriamo che un terzo dell’utile ante imposte, le WebSoft mondiali lo hanno tassato in paesi con fisco agevolato, risparmiando a livello fiscale 13,6 miliardi di euro nel 2022, e con un risparmi, in 4 anni, dal 2019/2022, di ben 50,7 miliardi. Come evidenzia Mediobanca, l’aliquota media risulta del 15,1% nel 2022, inferiore ben del 21,9% a quella teorica.

Logo Amazon

Cosa succede in Italia

I colossi del web in Italia sono presenti a mezzo di società controllate, che nella maggior parte dei casi sono al Nord, principalmente tra Milano e provincia. Il fatturato aggregato di queste filiali italiane si aggira intorno ai 9,3 miliardi di euro per il 2022, con un impiego di lavoratori pari a 26,4 mila unità. Rispetto al 2019 i dipendenti sono aumentati di 11 mila unità, in maggioranza nel gruppo Amazon che ha il numero maggiore di occupati italiani. Per quanto riguarda il fisco italiano, invece, queste filiali hanno versato, nel 2022, circa 162 milioni di euro, conun tax rate effettivo del 28,3%. Se si considera l’accantonamento per il pagamento della Digital Service Tax, il tax rate si innalza al 36,0%.

Il 2023 segna un rafforzamento maggiore

Mediobanca ha analizzato anche i primi nove mesi del 2023 e ha evidenziato che queste multinazionali del Web sono cresciute maggiormente, con un fatturato aggregato del +10,6% rispetto a quello del 2022. Le crescite migliori le hanno avute i servizi innovativi per la mobilità, ad esempio Ride-hailing e Sharing Mobility con +23,8%, la vendita di viaggi online che ha registrato +20,4%, oltre che i siti di consegna a domicilio, con +19,3%. Anche se l’aumento degli affari ha più o meno accumunato tutte le società e relativi settori, la maggiore incidenza di fatturato l’hanno registrata l’e-commerce, 31%, la pubblicità 23% e il cloud, col 16%.

Da considerare poi anche l’incremento della redditività operativa con un +31,5% rispetto ai nove mesi del 2022, e gli utili netti sono saliti a +46,4%, con livelli davvero performanti. Ogni operatore ha in pratica prodotto mediamente un profitto netto giornaliero di più di 30 milioni di euro, nel 2022, invece, erano solo 21 e nel 202, 27 milioni.

I gruppi che nei primi nove mesi del 2023 sono maggiormente cresciuti come ricavi sono: la cinese PDD (PinDuoDuo e Temu) a +75,0%, a seguire DiDi con +31,2% e la statunitense Booking con +27,1%. Per la redditività industriale, invece, Microsoft è prima in classifica per ebit margin, pari al 44,4%, segue Oracle con 43,7%, Adobe 34,2%, Meta con il 32,0% e infine Booking col 31,5%. Il valore medio del settore, si attesta invece al 18,4%.

I giganti del Web valgono più di dieci volte la Borsa Italiana

Al 30 novembre 2023 i giganti WebSoft hanno registrato una capitalizzazione di 8.767 miliardi di euro, in salita del 47,5% rispetto al 2022. Crescita che supera alla grande anche le borse mondiali: a fine 2022 la capitalizzazione delle 25 più grandi WebSoft globali raggiungeva il 6,9% del valore complessivo delle borse planetarie. A novembre 2023, invice, questa incidenza è salita del 9,5%. Se le confrontiamo con Piazza Affari, le WebSoft confermano di valere oltre dieci volte l’intera Borsa italiana.

Al 30 novembre 2023 in classica in Borsa troviamo: Microsoft (2.581 miliardi di euro), Alphabet (1.528 miliardi di euro) e Amazon (1.384 miliardi di euro). Ma anche Meta (+165,9%) e Uber (+123,0%) registrano una forte crescita rispetto all’anno precedente.

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In pole position c’è Amazon, anche come occupazione

I primi tre player in assoluto sono Amazon, Alphabet e Microsoft, che rappresentano più della metà dei ricavi aggregati. Amazon del noto Jeff Bezos, ha registrato un giro d’affari da 481,9 miliardi di euro e da sola detiene oltre un quarto dei ricavi totali.

A fine 2022 i lavoratori impegnati nelle WebSoft erano quasi 4 milioni in tutto il mondo, in aumento rispetto al 2019 di circa un milione e mezzo, di cui circa 743 mila assunti solo in Amazon. La stessa società nel 2022 ha registrato un totale di occupati pari a 1.541mila unità.