Il premier israeliano Netanyahu a Washington: colloqui con Biden e Trump, proteste e arresti di manifestanti al Campidoglio.
In vista della visita del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Washington, diversi manifestanti sono stati arrestati all’interno di un edificio che ospita uffici del Campidoglio degli Stati Uniti. La polizia del Campidoglio ha spiegato che i manifestanti, pur avendo legalmente accesso alla Cannon House, non avevano il permesso di protestare all’interno della struttura. Nonostante i ripetuti inviti a interrompere la manifestazione, i manifestanti hanno continuato, portando all’intervento delle forze dell’ordine.
Proteste e arresti al Campidoglio
La protesta, organizzata dal gruppo Jewish Voice for Peace, ha attirato l’attenzione su quello che i manifestanti definiscono “genocidio” perpetrato con le armi fornite dagli Stati Uniti.
Netanyahu, che interverrà in una sessione congiunta del Congresso, affronterà critiche pesanti riguardo alla gestione del conflitto a Gaza, sia da parte dell’amministrazione Biden che dai vertici democratici.
La visita di Netanyahu avviene in un contesto politico turbolento negli Stati Uniti, con l’attenzione pubblica rivolta alla recente decisione del presidente Biden di ritirarsi dalla corsa presidenziale.
È previsto che il premier israeliano discuterà del conflitto in corso, accompagnato dai parenti degli ostaggi catturati durante gli attacchi del 7 ottobre da parte di Hamas. Inoltre, Netanyahu avrà incontri con sia Biden che il candidato repubblicano Donald Trump, oltre alla vicepresidente Kamala Harris.
Dichiarazioni del dipartimento di stato su Hamas
Parallelamente, il portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Matthew Miller, ha dichiarato che Hamas non avrà alcun ruolo nel governo della Striscia di Gaza dopo la fine del conflitto. Questo annuncio è giunto a seguito di un accordo tra 15 fazioni palestinesi, inclusi Fatah e Hamas. Per la formazione di un governo di unità nazionale.
“Per quanto riguarda il governo di Gaza dopo il conflitto, non può esserci alcun ruolo per un’organizzazione terroristica. Hamas è un’organizzazione terroristica da molto tempo. Ha le mani sporche di sangue di civili innocenti, sia israeliani che palestinesi“, ha affermato Miller durante una conferenza stampa.
Nonostante le dichiarazioni dei portavoce di Hamas riguardo alla loro possibile adesione ai principi dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp). Miller ha evidenziato che il gruppo non ha ancora formalmente rinunciato alla distruzione dello Stato di Israele. La dichiarazione congiunta delle fazioni palestinesi, comunque, non influenzerà i negoziati per un cessate il fuoco, anche se l’accordo sembra essere vicino.
I firmatari dell’accordo palestinese hanno espresso il desiderio di creare uno Stato con Gerusalemme Est come capitale. Respingendo qualsiasi tentativo di sfollamento e condannando gli insediamenti israeliani in Cisgiordania e Gerusalemme Est, considerati illegali dal diritto internazionale. Chiedono inoltre la fine del blocco su Gaza e la fornitura di aiuti umanitari.