Netturbino stupratore, l’ira dei detenuti in carcere: lo hanno pestato

Netturbino stupratore, l’ira dei detenuti in carcere: lo hanno pestato

Retroscena sul netturbino stupratore. Ubaldo Manuali, questo il suo nome, è stato picchiato in carcere dagli altri detenuti.

Nuovi dettagli sulla storia del netturbino stupratore di Roma. L’uomo, Ubaldo Manuali, accusato e denunciato per violenze su diverse donne – almeno sei – ha ricevuto “un’accoglienza” non da poco da parte degli altri detenuti del carcere di Regina Coeli dove era stato portato dopo l’arresto del 18 settembre. Il presunto stupratore, infatti, sarebbe stato picchiato.

Netturbino stupratore picchiato in carcere: concessi domiciliari

Secondo quanto raccontato dal Corriere della Sera, il netturbino è stato picchiato in carcere dagli altri detenuti. La ragione è la legge non scritta all’interno di queste strutture dove viene data una certa “accoglienza” a chi compie reati di abusi su donne e bambini.

Da quanto si apprende, Manuali sarebbe stato picchiato da più persone e anche in altre circostanze malmenato, insultato e minacciato. Per questo motivo, attualmente si trova dalla scorsa settimana ai domiciliari. L’uomo ha ricevuto il permesso, a sua tutela e senza un nuovo pronunciamento del gip, di spostare la sua detenzione preventiva, con braccialetto elettronico di sorveglianza, a casa della sorella a Cerveteri.

L’ultima denuncia per Manuali

Nelle scorse ore, la posizione del netturbino di Roma si è ulteriormente aggravata. Infatti, dopo le accuse di ben quattro donne, sarebbe giunta una nuova denuncia a suo carico da parte di una donna e di sua figlia.

Una delle due vittime sarebbe andata al commissariato Flaminio con sua figlia. La più giovane, una 30enne, avrebbe riferito che l’abuso subito si sarebbe compiuto quattro anni fa quando in casa c’era anche sua madre, che sarebbe stata a sua volta narcotizzata da Manuali. Il racconto fatto dalla donna verterebbe su alcuni dettagli sospetti. La presunta vittima avrebbe visto lo spazzino armeggiare vicino alle tazze da caffè usate per drogare le due donne. Successivamente entrambe si sono addormentate ma la 30enne si sarebbe poi risvegliata nella notte dentro al suo letto consapevole di aver avuto un rapporto sessuale non pienamente consenziente.