La Giunta per le immunità ha stabilito che Vittorio Sgarbi non può avvalersi dell’immunità parlamentare nel caso del quadro.
La Giunta per le autorizzazioni della Camera ha respinto la richiesta di Vittorio Sgarbi di avvalersi dell’immunità parlamentare nel caso riguardante il quadro “Concerto con bevitore“, come riportato da Fanpage.it. L’ex sottosegretario è accusato di aver tentato di vendere il dipinto all’estero senza licenza. Il quadro, attribuito a Valentin de Boulogne e valutato 5,5 milioni di euro, è al centro di una disputa legale che ha subito una svolta decisiva grazie a delle chat emerse di recente.
Sgarbi sosteneva che la magistratura non avesse il diritto di sequestrare le chat, poiché all’epoca dei fatti era deputato. Tuttavia, la Giunta ha respinto questa tesi, stabilendo che le comunicazioni in questione non erano direttamente attribuibili a lui, ma a terzi, come sottolineato da Fanpage.it.
Come funziona l’autorizzazione parlamentare sulle chat
La legge italiana prevede che il Parlamento possa sollevare un conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale quando i magistrati utilizzano intercettazioni o altre comunicazioni di parlamentari senza autorizzazione. Questo processo non è stato seguito nel caso di Sgarbi perché le chat sequestrate non appartengono direttamente a lui, ma a persone vicine, come riportato da Fanpage.it.
Le comunicazioni, infatti, provengono dai dispositivi della compagna di Sgarbi, del suo assistente e del suo segretario. Nonostante vi fossero riferimenti a Sgarbi, non ci sono prove di messaggi inviati o ricevuti direttamente dal critico d’arte. Queste chat sono emerse durante un’altra indagine per contraffazione, e non erano destinate a coinvolgere Sgarbi direttamente, come evidenziato da Fanpage.it.
Cosa rivelano le chat sequestrate
Le chat sequestrate contengono dettagli che mettono in dubbio la versione di Sgarbi riguardo alla vendita del quadro. Sgarbi ha sempre dichiarato che il quadro fosse una copia di scarso valore e che non fosse stato lui a tentare di venderlo. Tuttavia, le comunicazioni intercettate tra le persone vicine a Sgarbi indicano il contrario, come riportato da Fanpage.it.
In particolare, in una chat del febbraio 2020, un mercante d’arte scriveva alla compagna di Sgarbi: “Forse ho una persona che potrebbe acquistare il Valentin. È un miliardario sudafricano che si chiama Dick Enthoven. Gli chiedo 2,5 milioni trattabili. Che dici? Chiedilo a Vittorio“. Questo e altri messaggi suggeriscono che vi fossero trattative in corso per vendere il quadro a un prezzo molto elevato, come descritto da Fanpage.it.
La decisione della Giunta permetterà alla Procura di utilizzare queste chat come prove nelle indagini, influenzando potenzialmente l’esito del caso. La possibilità di andare a processo con queste nuove informazioni appare sempre più concreta, complicando ulteriormente la posizione del famoso critico d’arte, come riportato da Fanpage.it.