Nordio: “Le intercettazioni non si toccano ma no all’abuso”

Nordio: “Le intercettazioni non si toccano ma no all’abuso”

Il ministro della Giustizia Nordio nella sua relazione in Senato ha fatto chiarezza sulla questione delle intercettazioni.

L’arresto di Messina Denaro e le conseguenti dichiarazioni del pm sulle intercettazioni hanno fatto riemergere la polemica sullo strumento a servizio della giustizia. In passato Nordio aveva paventato l’intenzione di intervenire per evitare l’abuso di intercettazioni e la diffusione alla stampa. Questo ha scatenato polemiche da ogni parte sottolineando la necessità di questo strumento soprattutto per catturare mafiosi e terroristi.

Il ministro è intervenuto nuovamente, questa volta non tramite interviste ma in una relazione in Senato, per chiarire il suo punto riguardo a questo argomento. “Non sarà mai chiarita abbastanza la differenza che passa tra le intercettazioni che mirano alla ricerca della prova rispetto a quelle che diventano esse stesse una prova” ha detto il guardasigilli. Alla fine la relazione è stata approvata dalla Camera Alta con 95 sì, 55 no e 7 astenuti.

Carlo Nordio

Il ministro contro la diffusione degli ascolti

Nordio cerca di mettere a tacere le polemiche sulle intercettazioni dicendo: “In questi giorni ho ascoltato quello che dice Shakespeare, e cioè che non sarà mai abbastanza ribadito che non ci saranno riforme che toccheranno le intercettazioni su mafia e terrorismo”. Ma precisa. “Quando dico che i mafiosi non parlano al telefono alludo al fatto che nessun mafioso ha mai manifestato la sua volontà di delinquere o ha espresso parole che siano la prova di un delitto in atto oppure in progressione o ancora programmato”.

“Le intercettazioni servono per seguire i movimenti delle persone sospettate di collegamenti con la criminalità, per il terrorismo e per i reati gravissimi. Servono per comprendere i rapporti occulti che legano le persone” spiega il ministro Nordio che considera indispensabili quelle preventive dei servizi segreti che non escono sui giornali. Ed è proprio quello contro cui si batte l’ex pm, la diffusione degli ascolti. “Altro sono le intercettazioni che coinvolgono le persone non indagate, le quali, attraverso un meccanismo di divulgazione pilotata, offendono cittadini che non sono minimamente coinvolti nelle indagine. Come diceva Dante, spero di essere stato chiaro una volta per tutte”.