Le nuove linee guida della Società Europea di Cardiologia allargano la platea degli italiani a rischio pressione alta.
Le nuove linee guida sulla pressione alta della Società Europea di Cardiologia (ESC) portano una significativa novità per i pazienti italiani. Pubblicate un anno dopo quelle della Società Europea dell’Ipertensione (ESH), queste indicazioni espandono il numero di persone considerate a rischio di ipertensione. In Italia, secondo i dati, passiamo da 18 milioni di ipertesi a un totale di 25-28 milioni di cittadini da monitorare.
Questa crescita nel numero di soggetti da osservare deriva dall’inclusione di una nuova categoria, quella delle persone con “pressione elevata”, che si colloca tra 120 e 139 mmHg di pressione sistolica e tra 70 e 89 mmHg di pressione diastolica. Questa fascia non raggiunge ancora i valori di ipertensione (oltre 140/90 mmHg), ma rappresenta un importante segnale di attenzione.
Chi rientra nella nuova categoria a rischio ipertensione
Secondo il professor Giovambattista Desideri, della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI), questa nuova classificazione introduce un cambio di paradigma. Se in passato i medici si concentravano esclusivamente sugli ipertesi, ora anche coloro che hanno pressione elevata devono essere seguiti con attenzione. Questa categoria è formata da persone che non hanno raggiunto i valori tipici dell’ipertensione ma che possono comunque essere a rischio per eventi cardiovascolari, come ictus o infarto.
Le nuove linee guida ESC distinguono tre gruppi: i soggetti ipertesi da trattare immediatamente, quelli normotesi da monitorare e coloro con pressione elevata, per cui è necessaria una valutazione caso per caso. Se questi ultimi presentano fattori di rischio aggiuntivi, come diabete, sovrappeso o insufficienza renale, potrebbe essere indicato iniziare un trattamento antipertensivo anche senza un’ipertensione conclamata.
Cosa cambia rispetto alle precedenti linee guida
Un altro aspetto importante è che le linee guida della Società Europea dell’Ipertensione (ESH) adottano un approccio simile, ma con una terminologia diversa, parlando di “pressione normale-alta” per indicare la fascia 130-139 mmHg. Tuttavia, il principio di fondo rimane lo stesso: aumentare la consapevolezza e l’attenzione verso chi, pur non essendo tecnicamente iperteso, potrebbe sviluppare malattie cardiovascolari nel tempo.
Le nuove raccomandazioni propongono anche un obiettivo terapeutico più aggressivo, puntando a portare la pressione arteriosa intorno a 120 mmHg per ridurre al minimo i rischi. Tuttavia, nel caso di pazienti anziani o fragili, il trattamento sarà personalizzato, con l’obiettivo di raggiungere valori che siano ragionevolmente sicuri e sostenibili.