Nuove prove bomba sul caso Resinovich: la verità dietro il test dell’edera

Nuove prove bomba sul caso Resinovich: la verità dietro il test dell’edera

Il caso di Liliana Resinovich si complica con il “giallo dell’edera”: perché la vegetazione sotto il corpo non era schiacciata?

Il caso di Liliana Resinovich si arricchisce di nuovi interrogativi, con un’attenzione particolare rivolta al dettaglio dell’edera non schiacciata sotto il corpo al momento del ritrovamento. Il 5 gennaio 2022, il cadavere della donna è stato rinvenuto in un boschetto presso l’ex ospedale psichiatrico di Trieste, ma la scena del ritrovamento ha lasciato perplessi gli investigatori e l’opinione pubblica.

L’edera rigogliosa sotto il corpo sembrava indicare che il peso della salma non avesse esercitato alcuna pressione prolungata. Sollevando dubbi sulla permanenza della donna nel luogo e sulle circostanze della sua morte.

camionetta della polizia

Caso Liliana Resinovich: Il giallo dell’edera

Il dettaglio dell’edera intatta è stato oggetto di analisi da parte del programma “Quarto Grado” che ha mostrato filmati ripresi dagli inquirenti. Secondo le registrazioni, l’area in cui giaceva il corpo di Liliana Resinovich appariva priva di segni evidenti di pressione o umidità, come ci si sarebbe aspettato dopo tre settimane di esposizione alle intemperie.

Questo aspetto ha suscitato domande rilevanti, dato che un corpo inerte tende a modificare la vegetazione sottostante. Il fenomeno è stato messo in evidenza anche da Claudio Sterpin, amico intimo della donna, che ha sempre sostenuto l’ipotesi dell’omicidio. Scartando quella di un suicidio.

La botanica, ha presentato una relazione in cui si evidenziano diversi episodi di pioggia tra il 14 dicembre 2021, data della scomparsa di Liliana, e il 5 gennaio 2022. Secondo la dottoressa, l’assenza di segni di degrado sui sacchi contenenti il corpo contraddice la normale esposizione agli agenti atmosferici. Aumentando i sospetti che la salma sia stata spostata.

L’esperimento di Quarto Grado e le nuove ipotesi

Per fare luce sul mistero, una giornalista di “Quarto Grado” ha replicato le condizioni del ritrovamento posizionando un sacco di plastica con pesi equivalenti al corpo di Liliana nel boschetto. Dopo tre settimane, la vegetazione sotto il sacco appariva chiaramente schiacciata e umida, contrariamente a quanto osservato nel caso reale. Questo esperimento ha portato ulteriore credibilità all’ipotesi che il corpo sia stato trasportato nel luogo solo poco prima del ritrovamento. Come riportato da notizie.virgilio.it

Ulteriori perplessità emergono dall’assenza di tracce animali sulla salma, sebbene la zona sia frequentata da fauna selvatica. Questi elementi avvalorano l’ipotesi di un trasferimento del cadavere. Alimentando così il “giallo dell’edera” e lasciando molte domande ancora senza risposta.

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