Come anticipato dal CorSera, il fondo americano Kkr ha formalmente manifestato il proprio interesse e inviato un’offerta per la TIM.
Ha fatto in poche ore il giro della rete la notizia dell’offerta del fondo Usa Kkr per l’acquisto di Tim. L’indiscrezione è stata rilanciata da il Corriere della Sera ed è stata confermata nella giornata del 21 novembre, quando l’offerta è stata presentata al Consiglio di Amministratore di TIM.
Offerta del fondo americano Kkr per TIM
Secondo il CorSera, il fondo americano avrebbe manifestato il proprio interesse gettando così le basi di una trattativa per l’acquisto del gruppo.
La proposta arrivata dal fondo Kkr finisce in Consiglio di Amministrazione nel pomeriggio del 21 novembre. Al termine del Cda sono uscite anche le prime cifre di questa offerta. La multinazionale statunitense ha messo sul piatto una proposta di 0,505 euro ad azione per l’acquisto di tutte le quote. Cinquanta centesimi per azione quindi.
Vivendi, che pure si è detta pronta a collaborare, ha bocciato l’Opa avanzata dal fondo americano facendo sapere di reputare troppo bassa l’offerta.
Il fondo Kkr potrebbe alzare l’offerta
Di fronte alle resistenze di Vivendi, il fondo Kkr starebbe valutando la possibilità di presentare una nuova offerta alzando l’asticella a settanta o addirittura ottanta centesimi per azione. E c’è chi non esclude che la cifra buona per un accordo possa essere quella dei novanta centesimi.
La posizione del governo
Resta da capire la posizione del governo italiano. Se è vero la proposta è arrivata in Cda significa che Palazzo Chigi al momento ha deciso di non intervenire. Difficile ipotizzare che l’offerta non sia passata negli uffici dei Ministeri competenti. Non è da escludere che Palazzo Chigi abbia preferito non intromettersi al momento per poi intervenire, qualora fosse considerato opportuno e necessario, con il golden power.
I problemi in casa TIM
La Tim si trova in acque agitate. Da una parte ci sono le operazioni per riordinare i vertici, dall’altra ci sono operazioni economiche non propriamente riuscite, come ad esempio il sodalizio con Dazn, che nelle ipotesi avrebbe dovuto portare molto di più.
Inoltre, sulle operazioni per la riorganizzazione dei vertici, c’è la protesa dei sindacati, che hanno chiesto un incontro a Giorgetti per fare il punto sul tema telecomunicazioni, che ha un’importanza centrale nel processo di innovazione e digitalizzazione del Paese.
I sindacati sono preoccupati per le manovre interne al gruppo Tim, con operazioni che sembrano mirate a raggiungere un avvicendamento ai vertici.
“Si va profilando l’ennesimo affossamento dell’ex monopolista. Un’azienda che aveva basato il proprio piano di rilancio industriale su un progetto infrastrutturale condiviso dal Governo vede ora rimesso tutto in discussione per il repentino e ad oggi tutt’altro che chiaro cambio di impostazione dell’Esecutivo. C’è in gioco la tenuta occupazionale di Tim con il rischio di migliaia di esuberi e la tenuta di tutto il settore Tlc“, scrivono i sindacati facendo riferimento alle notizie che arrivano sulle operazioni interne a Tim. “Ad appena una settimana dall’ultimo Cda di Tim in queste ore, stanno emergendo azioni confusionarie dei consiglieri di amministrazione, sotto la regia degli azionisti che puntano a ribaltare la Governance aziendale, anziché lavorare ad un piano industriale di sviluppo“, ha aggiunto Vitale, come riportato da RAI News.