Il cognato di Alessio Cini, il 57enne Daniele Maiorino, “confessa” il delitto in soliloqui intercettati dalla sua auto.
Emergono gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Daniele Maiorino, il 57enne accusato dell’omicidio del cognato e vicino di casa, Alessio Cini. Attraverso le intercettazioni ambientali nell’auto dell’indagato, spuntano le parole dette ad alta voce dell’uomo, che ricostruiva i momenti dell’aggressione alla vittima.
Le intercettazioni cambiano tutto
Le indagini sull’omicidio di Alessio Cini, il tecnico tessile di Prato bastonato e bruciato vivo, hanno preso una svolta decisiva grazie alle intercettazioni ambientali nell’auto di Daniele Maiorino, cognato della vittima.
Le registrazioni hanno catturato l’assassino mentre parlava da solo, ammettendo il delitto. L’uomo parlava a voce alta con se stesso, in un soliloquio, descrivendo dettagliatamente “i momenti dell’aggressione alla vittima, le modalità della stessa, la causa mortale prodotta da tale aggressione, l’immagine del sangue, l’abbruciamento”, ovvero l’atto di dare fuoco alla vittima, come dichiara la Procura di Pistoia.
Alessio Cini ucciso “per l’eredità”
L’omicidio risale alla mattina dell’8 gennaio, quando Daniele Maiorino avrebbe colpito il cognato con una spranga alla testa e al torace, per poi appiccare le fiamme al corpo. Le telecamere di sicurezza hanno registrato il killer mentre usciva per riempire una tanica di benzina prima di andare al lavoro, e poi tornava a casa poco prima dell’aggressione.
Le autorità hanno arrestato Daniele Maiorino con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela e dall’aver agito con sevizie e crudeltà. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, alla base del terribile delitto ci sarebbe stato il movente economico. Maiorino, in difficoltà finanziarie, avrebbe mirato all’eredità di Cini, valutata intorno a un milione di euro.