Il Tribunale di Busto Arsizio non ha accolto la richiesta dell’accusa nei confronti dell’uomo che ha fatto a pezzi la donna.
Davide Fontana non ha ricevuto l’ergastolo. La condanna del tribunale di Busto Arsizio, infatti, è “solo” di 30 anni di carcere. Il motivo? Secondo i giudici “Fontana si è reso conto che la giovane e disinibita Carol si era in qualche misura servita di lui per meglio perseguire i propri interessi personali e professionali e che lo avesse usato e ciò ha scatenato l’azione omicida“.
L’uomo, nel gennaio dello scorso anno, ha massacrato la sua ex compagna, Carol Maltesi, nel suo appartamento a Rescaldina, nella provincia di Milano, prima di fare a pezzi il suo cadavere e gettarlo in un bosco.
Le motivazioni dei giudici
“A spingere l’imputato – scrivono i giudici – non fu la gelosia ma la consapevolezza di aver perso la donna amata, accompagnata dal senso di crescente frustrazione per essere stato da lei usato e messo da parte. Il movente dell’omicidio e per la corte d’assise non può essere considerato abietto o futile in senso tecnico-giuridico né il delitto è stato premeditato: potrebbe essere stato frutto di una decisione maturata lentamente, ma fu conseguenza di condotta voluta dall’imputato sorretta da dolo diretto se non da dolo intenzionale, ma non di premeditazione“.
Secondo il tribunale, infatti, “l’uomo si rese conto che ormai, dopo averla in qualche misura usata, Maltesi si stava allontanando da lui, scaricandolo. L’idea di perdere i contatti stabili con colei che egli, per sua stessa ammissione e secondo l’amica testimone, amava perdutamente, da cui sostanzialmente dipendeva poiché gli aveva permesso di vincere la sostanziale solitudine in cui si consumava in precedenza e di vivere in modo finalmente diverso e gratificante, si è rivelata insopportabile”.