Una confessione che ha lasciato tutti senza parole: Seung svela retroscena inaspettati sull’omicidio della psichiatra Barbara Capovani.
Il processo per l‘omicidio della psichiatra Barbara Capovani ha preso una piega inaspettata quando l’imputato, Gianluca Paul Seung, ha confessato in aula durante l’udienza tenutasi a Pisa. Seung, un ex paziente della Capovani, era accusato di averla brutalmente aggredita e portata alla morte il 21 aprile 2023, all’esterno del reparto di psichiatria dell’ospedale Santa Chiara.
Confessione choc di Seung sull’omicidio della psichiatra Barbara Capovani
Durante la sua confessione, Seung ha dichiarato: “Sono andato lì per sfregiarla ma non per ucciderla, non è stato niente di premeditato”, riporta l’Ansa.
Fino a quel momento, Seung non aveva mai ammesso apertamente il suo coinvolgimento. Ma di fronte ai periti incaricati di valutare la sua capacità di intendere e di volere, ha parlato per circa un’ora.
Secondo quanto ricostruito dall’imputato, l’aggressione sarebbe avvenuta di impulso, senza un vero piano premeditato. “Sono stato io, l’ho uccisa perché trafficava organi e aveva rapporti con la mafia. L’ho segnalato ma nessuno mi ha ascoltato e allora ho deciso di fare così”, si legge anche sul Corriere della Sera.
E ancora: “Confermo con coraggio, non con spavalderia, di essere l’aggressore di Barbara Capovani e di averla portata alla morte il 21 aprile 2023 a Pisa nell’ospedale Santa Chiara di fronte al reparto di Psichiatria. Ad aprile 2023, dato che le mie segnalazioni non avevano effetto, decisi di ripetere l’azione, come già nel 2012, e di sfregiare Capovani e vedere di smuovere le acque. Ricordo anche l’orario preciso erano le 17,53”.
La dinamica dell’aggressione
La perizia psichiatrica richiesta dal GIP e condotta dagli esperti Renato Ariatti e Stefano Ferracuti ha rivelato un quadro inquietante: l’imputato presentava un profilo psicopatico con disturbo di personalità paranoideo. In base alle indagini degli inquirenti, Seung aveva accuratamente pianificato l’aggressione, appostandosi strategicamente nei pressi della clinica psichiatrica del complesso Santa Chiara, in attesa che la vittima terminasse il suo turno di lavoro.
L’aggressione si è consumata con inaudita violenza quando la dottoressa, ignara del pericolo, si stava avvicinando alla sua bicicletta. L’assassino è emerso dall’ombra sferrando ripetuti colpi con una mazza, non lasciando scampo alla vittima. La fuga dell’omicida è durata poco: la Squadra Mobile lo ha rintracciato e arrestato nella sua abitazione a Torre del Lago alcuni giorni dopo il delitto.