Omicidio Rossella Nappini: il gesto da brividi sottovalutato due anni fa

Omicidio Rossella Nappini: il gesto da brividi sottovalutato due anni fa

Retroscena da brividi riguardo l’omicidio di Rossella Nappini, l’infermiera uccisa a coltellate a Roma. Due anni fa le prime avvisaglie.

La notizia dell’omicidio di Rossella Nappini, l’infermiera uccisa a Roma a coltellate, si arricchisce di un retroscena probabilmente utile a stabilire chi possa essere stato il suo assassino. Nelle scorse ore è stato fermato un uomo, il suo ex, sul quale le autorità stanno cercando di fare chiarezza. Adesso, anche grazie al web, è venuto a galla un episodio – forse sottovalutato dalla vittima – di due anni fa che mette i brividi.

Omicidio Rossella Nappini: il gesto di uno stalker

Da quanto si apprende, la macchina bianca di Rossella Nappini, uccisa a coltellate lo scorso 4 settembre a Roma, era stata vandalizzata nel 2021 da uno stalker.

Il gesto, forse sottovalutato all’epoca, potrebbe essere fondamentale nelle indagini attuali per stabilire chi sia il colpevole dell’assassinio. Due anni fa, la vettura della donna era stata ritrovata con una scritta emblematica: “Ti amo tanto”. Queste le parole che erano state scritte a grandi lettere con uno spray rosso. Un retroscena che, adesso, mette davvero i brividi anche perché il responsabile dei fatti era rimasto sconosciuto.

La foto dell’auto dell’infermiera era stata pubblicata in una piattaforma social, Welcome to favelas, il 17 settembre 2021, e solo adesso è venuto a galla che la vettura fosse quella della vittima. Conoscenti e commernciati del quartiere, infatti, hanno riconosciuto il mezzo associandolo a quello della Nappini.

La Nappini, lo ricordiamo, viveva nel condominio in zona Monte Mario, insieme ai due figli, per stare vicino alla madre. La donna lavorava vicino alla sua abitazione come infermiera, all’ospedale San Filippo Neri. In tanti la conoscevano e la descrivono, ora, come una donna per bene e sempre molto attenta anche alle altre persone.

In periodo di Covid, lei stessa aveva creato su Facebook una raccolta fondi per la ‘Casa delle donne per non subire violenza’ di Bologna.

Ecco perché la speranza di tutti è che il suo caso possa trovare un colpevole e, soprattutto, giustizia.

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