Awa Sangare, la sorella dell’assassino di Sharon Verzeni, racconta il dramma familiare e l’impotenza davanti alla dipendenza del fratello.
Awa Sangare, la sorella di Moussa Sangare – l’uomo che ha confessato l’omicidio della 33enne Sharon Verzeni – ha deciso di parlare pubblicamente.
“Quando ci hanno detto che era stato lui a uccidere quella povera ragazza, siamo rimaste scioccate” -racconta – “Sapevamo che non stava bene, ma mai avremmo potuto pensare che potesse arrivare a questo“.
Omicidio Sharon Verzeni: il racconto della sorella dell’assassino
Come riportato dall’Ansa, Awa ricorda giorni di terrore all’interno delle mura domestiche. “Ci sono stati giorni in cui la paura era sempre dentro le mura di casa, non mi lasciava mai. Giorni in cui urlava, parlava da solo, delirava,” confessa.
La situazione si era deteriorata al punto che le due donne – Awa Sangare e sua madre – vivevano in costante stato di allerta.
Dopo la terza denuncia in un anno, l’assassino di Sharon Verzeni aveva smesso di abitare stabilmente con loro, limitandosi a rimanere nella stessa casa ma su piani diversi, uscendo solo di notte.
La sorella ricorda un episodio particolarmente inquietante avvenuto il 20 aprile, quando il fratello – in un impeto di rabbia – la minacciò con un coltello.
“Mi ha raggiunto alle spalle mentre stavo ascoltando la musica in sala e mi ha minacciato con un coltello,” racconta.
Fortunatamente, l’intervento della madre aveva impedito che la situazione degenerasse: “Allora io mi sono girata e Moussa si è fermato. Se n’è andato, ridendo“.
Il dramma della dipendenza
La sorella dell’assassino descrive un quadro complesso e doloroso di tentativi falliti di aiutare il fratello. “Per mio fratello nessuno si è mosso,” dichiara con amarezza.
Nonostante gli sforzi della famiglia per liberarlo dalla dipendenza dalle droghe, l’assassino di Sharon Verzeni rifiutava ogni tipo di aiuto.
Secondo Awa, la vita del fratello ha preso una piega drammatica nel momento in cui ha lasciato l’Italia per trasferirsi all’estero.
Dopo aver vissuto negli Stati Uniti e a Londra nel 2019, Moussa è tornato ammettendo di aver iniziato a fare uso di droghe sintetiche.
“Non era più lui,” conclude la donna, descrivendo un cambiamento radicale nel comportamento del fratello.