Delitto di Via Poma, arriva la serie TV sulla storia di Simonetta Cesaroni

Delitto di Via Poma, arriva la serie TV sulla storia di Simonetta Cesaroni

In arrivo una nuova serie ispirata all’omicidio di Simonetta Cesaroni, uccisa nel 1990 a Roma a soli 19 anni.

Dopo i prodotti televisivi sui casi di Erba e Avetrana, la cinematografia italiana parte con la realizzazione di una serie TV su una delle cronache rimaste ancora irrisolte. Il caso di Simonetta Cesaroni, assassinata il 7 agosto 1990 nello studio di Roma dove lavorava, verrà analizzato in quest’opera prodotta da Cattleya.

mano insanguinata omicidio

La serie TV

La serie TV non ha ancora un titolo ufficiale, ma dalle prime informazioni sappiamo che è realizzata in collaborazione con i parenti di Simonetta Cesaroni. L’opera racconta la sua storia, il processo che è seguito al suo omicidio, citando anche gli errori giudiziari che ci sono stati.

La serie TV sull’omicidio di Simonetta Cesaroni è stata affidata a Flaminia Gressi e a Bernardo Pellegrini, che dichiarano: “Via Poma non è solo un caso di cronaca nera, ma racconta la storia di due ragazze. Due sorelle. Simonetta, coi sogni, gli amori, i piccoli dispiaceri e i desideri dei vent’anni. Sua sorella Paola con la sua forza nel tenere insieme la famiglia contro il dolore e con la sua sete di giustizia che per trent’anni la porterà a battersi contro un muro di silenzio per arrivare alla verità”.

Al momento il nuovo prodotto televisivo è ancora in fase di scrittura.

Il delitto di Poma, la storia di Simonetta Cesaroni

Simonetta Cesaroni aveva solo 19 anni quando, nel gennaio 1990, aveva iniziato a lavorare come segretaria presso la Reli Sas che decise di assegnare alla ragazza il compito di seguire la A.I.A.G. (Associazione Italiana Alberghi della Gioventù).

Ma il pomeriggio del 7 agosto 1990 la sorella Paola, accompagnata dal datore di lavoro di Simonetta, Salvatore Volponi, fa la terribile scoperta: il corpo di sua sorella senza vita era stato martoriato da 29 colpi di tagliacarte. La ragazza era senza vestiti e con addosso soltanto il reggiseno e i calzini.

La scena del delitto è stata quasi del tutto ripulita: le uniche tracce di sangue rimaste erano quelle presenti sulla maniglia della porta e sul telefono.

I sospettati

Dalle analisi sulle tracce di sangue nasce l’ipotesi di due colpevoli, l’assassino e un aiutante che ha pulito la scena del crimine. Secondo le ricostruzioni un uomo non identificato sarebbe stata l’ultima persona a vedere Simonetta Cesaroni viva, probabilmente un uomo di cui l’allora 19enne aveva timore e da cui ha tentato la fuga cercando di rifugiarsi nella stanza accanto all’ufficio dove lavorava.

I primi indizi portarono subito a Pietrino Vanancore, il portiere del palazzo che in quell’arco di tempo non era assieme agli altri portieri del palazzo. Inoltre, furono uno scontrino delle 17:25 che attestava l’acquisto di una smerigliatrice angolare e delle macchie di sangue sui pantaloni a far nascere i sospetti più acuti.

Tuttavia, dopo quasi un mese di carcere Vanancore viene rilasciato per insufficienza di prove. L’indiziato principale diventa invece Raniero Busco, all’epoca era il fidanzato di Simonetta. Sul corpetto e sul reggiseno indossati da Simonetta il giorno del delitto infatti, vennero trovate tracce di liquido biologico. Anche Brusco viene assolto nel 2012 per mancanza di prove concrete che potessero incastrarlo.

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