Omicidio Willy Duarte, tolto ergastolo ai fratelli Bianchi: svelate motivazioni della sentenza

Omicidio Willy Duarte, tolto ergastolo ai fratelli Bianchi: svelate motivazioni della sentenza

Sono arrivate le motivazioni della sentenza sull’omicidio Willy Duarte: ecco perché è stato tolto l’ergastolo ai fratelli Bianchi.

Confermata la sentenza arrivata a luglio: niente ergastolo ai fratelli Bianchi per l’omicidio di Willy Duarte, il ragazzo ammazzato a Colleferro nel settembre del 2020. Gabriele e Marco Bianchi hanno ricevuto 24 anni di reclusione e in queste ore sono state svelate le motivazioni di tale decisione.

Omicidio Willy Duarte: la sentenza

Si è trattato di una “violenza inaudita, colpi sferrati per uccidere”. Sono queste le parole usate nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso luglio i giudici della corte d’Assise di appello di Roma hanno condannato a 24 anni i fratelli Bianchi, a cui in primo grado era stato inflitto l’ergastolo per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, ammazzato a calci e pugni a Colleferro tre anni fa.

Adesso, sono state rese complete le motivazioni che hanno portato al cambio di pena, e alla riduzione, per i due i fratelli. Di fatto, a Gabriele e Marco Bianchi sono state riconosciute in appello le attenuanti generiche perché non parteciparono alla lite iniziale – avviata dagli altri imputati Mario Pincarelli e Francesco Belleggia – ma si unirono ad essa solamente dopo.

Le motivazioni

“Resta dato inalienabile, riferito da tutti i testi, dei micidiali colpi sferrati da Gabriele e Marco Bianchi contro Willy. Certa è anche la condotta violenta tenuta da Belleggia costituita in particolare nel colpire Willy con un calcio alla testa, nella fase finale del pestaggio”, si legge nelle motvazioni della sentenza di luglio. “In tale contesto e secondo le regole della comune esperienza, deve del tutto escludersi che gli imputati abbiano agito al solo fine di cagionare lesioni alla vittima, ove si consideri anche che sin dal calcio iniziale Willy è già incapace di difendersi”.

Per i giudici quindi la volontà di uccidere è evidente: “Deve ritenersi accertato che l’aggressione inizia con il violento calcio sferrato da Gabriele Bianchi al petto di Willy con tecnica d’arti marziali e con potenza tale da sospingerlo di schiena contro un’autovettura e al quale segue un pugno sferrato sempre da Gabriele Bianchi al momento in cui il giovane tenta di rialzarsi. A sua volta Marco Bianchi, in sinergia con il fratello, colpisce con un calcio al livello del collo e poi con un pugno in pancia un amico di Willy intervenuto a sua difesa e poi lo stesso Willy con calci e pugni”.

La ricostruzione prosegue poi con le azioni di Pincarelli e Belleggia che “si affiancano da subito ai fratelli Bianchi e colpiscono Willy con un violento calcio alla testa e con calci pugni quando ormai Willy e atterra inerme. Deve ritenersi accertato che tutti gli imputati hanno partecipato al brutale pestaggio di Willy colpendolo ripetutamente con violenza con calci pugni”.

Attenuante

I giudici hanno poi precisato che la lite in cui è rimasto coinvolto Willy era già iniziata prima dell’arrivo dei fratelli Bianchi cosa che, di fatto, per la Corte costituisce un’attenuante: “Non si può non considerare che i fratelli Bianchi sono del tutto estranei al contrasto iniziale che ha poi provocato la violenta aggressione, che la condotta degli imputati si è esaurita in un breve lasso di tempo (circa 40/50 secondi) e che il violento pestaggio è anche ascrivibile agli altri imputati”.