Le controversie della serie Netflix sul caso Yara Gambirasio e le prove del DNA che hanno incriminato Massimo Bossetti.
La recente docuserie di Netflix “Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio” ha scatenato un acceso dibattito pubblico sulla verità dietro l’omicidio di Yara Gambirasio e la condanna di Massimo Bossetti. Un esperto di genetica presso l’Università di Tor Vergata intervistato da Il Fatto Quotidiano ha affermato che la serie distorce la verità scientifica, suscitando confusione tra gli spettatori riguardo alla validità delle prove del DNA che hanno condotto all’ergastolo Bossetti.
L’analisi del DNA e le accuse di parzialità
L’esperto, intervistato nella serie, ha espresso insoddisfazione per il modo in cui le sue dichiarazioni sono state montate, accusando la produzione di aver omesso parti cruciali delle sue spiegazioni scientifiche. “L’ho vista e posso dire che l’ho trovata parziale. E non per il fatto che delle mie spiegazioni hanno preso soltanto la parte più banale. – Riferisce l’esperto al Fatto Quotidiano – Hanno mandato in onda solo pochi frammenti della mia intervista. Ma, ripeto, non è questa la parzialità. Ovviamente parlo della parte scientifica,” ha dichiarato.
Ha inoltre sottolineato che la difesa di Bossetti ha insistito sull’irripetibilità dell’esame del DNA trovato sulle mutandine di Yara.
Tuttavia, ha chiarito che la non ripetizione dell’accertamento è una pratica standard in criminologia, non un’eccezione. “Partiamo dall’irripetibilità dell’esame del Dna rinvenuto sulle mutandine di Yara, su cui tanto la difesa ha dato battaglia. Intanto la non ripetizione dell’accertamento è la regola, non l’eccezione. – Continua l’esperto come racconta al Fatto Quotidiano secondo la ricostruzione di open.online – Il Codice di procedura penale distingue infatti tra accertamenti ripetibili e irripetibili: ci sono valutazioni che possono essere fatte una sola volta, perché magari il reperto si distrugge o perché le tracce sono talmente esigue da rendere impossibile la ripetibilità.“
L’esperto spiega che, nel caso specifico del DNA trovato sui leggins di Yara, più ci si allontanava dal punto del ritrovamento iniziale del DNA di Bossetti, meno erano le probabilità di trovare altre tracce significative. Inoltre, la difesa si è lamentata dell’impossibilità di assistere all’esame del DNA, ma l’esperto ricorda che al momento dell’individuazione del DNA non c’era ancora un indagato specifico, quindi non potevano esserci legali presenti.
DNA nucleare e mitocondriale: una chiarificazione
Un altro punto critico riguarda la distinzione tra DNA nucleare e mitocondriale. L’esperto evidenzia che ogni cellula umana contiene entrambi i tipi di DNA, ma in quantità differenti. “Ogni cellula umana contiene un Dna nucleare e uno mitocondriale. Il nucleare è presente in singola copia all’interno del nucleo di ogni cellula. Il mitocondriale nei mitocondri. – Spiega l’esperto al Fatto Quotidiano – Ogni cellula contiene un solo nucleo ma un numero variabile di mitocondri che va da zero a decine. Ogni nucleo contiene una molecola di Dna mentre ogni mitocondrio può contenere da una a diverse copie di Dna mitocondriale.“
Questa differenza comporta che, mescolando vari tipi cellulari, il rapporto tra DNA nucleare e mitocondriale cambia, rendendo difficile stabilire a priori un risultato atteso. Nel caso della traccia mista di cui si discute, non è possibile determinare con precisione quali cellule di Bossetti e Yara abbiano contribuito alla composizione della traccia stessa. Di conseguenza, non esiste alcuna anomalia che metta in dubbio l’utilizzabilità della prova scientifica.
La serie Netflix “Il caso Yara” solleva interrogativi importanti ma, secondo l’esperto di genetica, non presenta una visione completa e accurata delle prove scientifiche. È essenziale che il pubblico comprenda le sfumature e la complessità delle indagini genetiche per formarsi un’opinione informata sulla vicenda. Tutte le dichiarazioni sono riprese e riportate su open.online