Online shaming, revenge porn e codice rosso
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Direttore: Alessandro Plateroti

Online shaming, revenge porn e codice rosso

Donna spaventata seduta per terra davanti al pc

“Think twice before you forward”: pensaci due volte prima di inoltrare è il messaggio di chiusura del video ‘Piece of me’.

Piece of me è stato realizzato nell’ambito della campagna di sensibilizzazione lanciata da KPN, la principale società olandese di telecomunicazioni.  

Il tema è quello dell’onlineshaming, una forma di umiliazione pubblica in cui una persona viene molestata, intimidita o derisa da altri utenti della rete per un contenuto intimo che lo riguarda e che è stato condiviso online. 

Obiettivo della campagna, diretta soprattutto alle giovani generazioni, è quello di rafforzare la consapevolezza delle conseguenze che possono derivare dalla condivisione di video e immagini privati senza consenso.

Il caso di Tiziana Cantone

I casi si sprecano. Forse quello più noto, e ancora presente nei ricordi di tutti, è quello, risalente al 2016, della povera Tiziana Catone, la giovane donna napoletana che vide diffuso in rete un video nel quale consumava un rapporto sessuale.

Tiziana, dopo innumerevoli tentativi di trovare giustizia, prostrata dal dolore e dal timore del giudizio, tentò di rifarsi una vita, assumendo il cognome della madre e trasferendosi a vivere in Toscana, ma i suoi demoni furono più forti e, da lì a poco, si suicidò.

Proprio a seguito del clamore suscitato dal caso Catone e della coraggiosa battaglia della madre, nel nostro ordinamento è stato introdotto, con la Legge 69/2019, nota come Codice Rosso, il reato di revenge porn.

Immagine con scritta Revenge Porn
Legge 69/2019, nota come Codice Rosso, è il reato di revenge porn – newsmondo.it

La legge Codice Rosso

Prima di allora, quando si verificavano condotte che oggi rientrano in questo delitto, le incriminazioni avvenivano per altri reati fra loro collegati quali la minaccia, la diffamazione, l’estorsione, lo stalking, la violazione della privacy che non si rivelavano tuttavia abbastanza efficaci non essendo specificamente diretti al mondo digitale.

Così, per offrire una tutela più specifica ed efficace contro i crimini digitali a sfondo sessuale, con il Codice Rosso è stato introdotto nel codice penale il reato di Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, che punisce con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000, “chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate” nonché “chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video di cui al primo comma, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate” al fine di recare a loro un danno.

Il tema è proprio quello del consenso della persona ripresa nel video che, in questi casi, manca. Le conseguenze del revenge porn sono devastanti per le vittime e, troppo spesso, sono sottovalutate, soprattutto dai giovani: per tale ragione, è urgente che l’attenzione si sposti dal colpevolizzare la vittima all’assumersi la responsabilità della condivisione non autorizzata di contenuti in rete.

I media certamente possono fare molto e molte sono le campagne di sensibilizzazione lanciate sul tema, volte a creare maggior consapevolezza tra gli utenti della rete, ma anche ad informare sui rischi a cui si va incontro commettendo il reato, sulle cautele per prevenirlo e sui mezzi difensivi a cui ricorrere se lo si subisce.

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ultimo aggiornamento: 27 Maggio 2025 9:43

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