Ora legale 2023: come si spostano le lancette stanotte?

Ora legale 2023: come si spostano le lancette stanotte?

Con l’ora legale stanotte, tra il 25 e il 26 marzo, si sposteranno le lancette un’ora in avanti, dalle 2.00 alle 3.00.

Questa notte, tra il 25 e il 26 marzo, scatta l’ora legale e le lancette degli orologi andranno spostate un’ora in avanti, costringendoci a dormire un’ora di meno. Non sarà necessario adoperarsi manualmente a cambiare l’ora però sui dispositivi tecnologici, in quanto provvederanno in autonomia a spostare l’orario direttamente dalle 2.00 alle 3.00.

Orologio ora legale ora solare

Sebbene da diverso tempo si discuta della possibile abolizione dell’ora legale (come è avvenuto in altri Paesi), l’Italia non ha smesso di adottarla. Il motivo risale ai benefici che questo metodo offre a livello di risparmio energetico, in quanto è possibile godere di un’ora di luce in più e quindi del conseguente risparmio di energia elettrica.

Quando è nata l’ora legale?

Nel Settecento fu Benjamin Franklin ha proporre in Germania la sua idea di spostare le lancette dell’orologio un’ora in avanti, proprio per una questione di risparmio (in quel caso di consumo delle candele), cui accennavamo prima.

Il sistema venne adottato solo in piena Prima Guerra Mondiale, ma solo più tardi lo “spostamento del tempo” è diventata una misura abituale anche degli altri Paesi. Solo dopo la Seconda Guerra Mondiale si decise di adottare ufficialmente l’ora legale, che resta in vigore fino all’autunno.

220 milioni in meno all’anno

Molti Paesi nell’ultimo decennio hanno optato per l’abolizione di questo sistema a causa di diverse critiche sopraggiunte. Ma non l’Italia, che per sopperire alla crisi energetica soprattutto di questi ultimi anni, trova nell’ora legale una soluzione di risparmio.

Infatti, secondo Terna, l’Italia riesce a risparmiare fino a 220 milioni di euro, grazie a un minor consumo di energia elettrica per l’illuminazione. Per quest’anno il risparmio energetico è stato valutato di 410 milioni di kWh in meno, pari al fabbisogno medio annuo di oltre 150mila famiglie.

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