Orbàn e la critica al complottismo “gender” e dei migranti

Orbàn e la critica al complottismo “gender” e dei migranti

Il presidente dell’Ungheria critica sempre più l’Occidente e l’Europa di cui fa parte.

In occasione del suo insediamento, Viktor Orbàn ha ribadito la sua linea politica criticando la Nato e l’Occidente e i valori dell’Unione europea. Rieletto a capo del governo di Budapest, l’estremista Orbàn sta portando ad una deriva illiberale un paese membro dell’Unione europea creando problemi nel processo decisionale di Bruxelles.

Nel suo discorso, Orbàn descrive un futuro avverso per l’Europa. Secondo il premier ungherese, il prossimo decennio sarà caratterizzato da «pericoli, incertezze e guerre». Tra le minacce principali c’è quella che Orban definisce «follia del gender» e «il grande programma per la sostituzione della popolazione europea con gli immigrati». Questo si riferisce al «vasto programma di scambio della popolazione occidentale, che cerca di sostituire i bambini cristiani non ancora nati con migranti», della «follia di genere, che vede nell’uomo il creatore della propria identità sessuale».

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Orbàn critica responsabilità dell’Ue per i mali dell’Europa

Il presidente ungherese contesta i valori dei diritti civili e dell’accoglienza e dell’uguaglianza su cui si fonda l’Ue. Per Orbàn invece si tratta di un «programma di un’Europa liberale che trascende gli Stati-nazione e il cristianesimo e non fa nulla per sostituire queste forze di conservazione: la migrazione verso i Paesi ricchi si sta intensificando con forza tettonica». Orbàn ha inoltre presagito nuove possibili epidemie che si presenteranno e ha elencato i problemi da cui è afflitta l’Unione europea criticandone le responsabilità.

«Siamo afflitti contemporaneamente dai problemi economici, dalla guerra nella terra del nostro vicino orientale, dalla debolezza intellettuale dell’Europa e dall’errore politico di Bruxelles». Tutti fattori che, secondo Orbán, «hanno provocato una crisi energetica, inaugurando un’era di alta inflazione che ci porterà in un’era di recessione economica, in cui si alterneranno periodi di stagnazione, recessione e crescita modesta». Intanto minaccia l’Ue e pone le condizioni per il ritiro del suo veto dal pacchetto di sanzioni. Se l’Ungheria dovesse fermare le importazioni di petrolio russo, avrebbe bisogno di modernizzare le sue infrastrutture energetiche e questo dovrebbe essere a carico della Commissione, per un valore di circa 15-18 miliardi di euro.