Viktor Orban lancia una consultazione sull’adesione dell’Ucraina all’Ue. Dietro l’iniziativa si cela una strategia politica e una minaccia.
Nell’Ungheria di Orban, ogni cittadino ha ricevuto per posta una scheda di voto. L’obiettivo non è eleggere un rappresentante né approvare una legge, ma esprimere un’opinione su un tema che infiamma la politica europea: l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea. Il voto non ha valore legale, ma è carico di significato politico.

Una consultazione popolare che somiglia a un referendum
Il governo ungherese guidato da Viktor Orban ha definito l’iniziativa una “consultazione popolare”. Manifesti con volti noti come Ursula von der Leyen e Volodymyr Zelensky campeggiano nelle città ungheresi con slogan allarmanti: “Non permettiamo che decidano al posto nostro!”.
Questa consultazione è solo l’ultima di una serie di strumenti usati dal leader ungherese per rafforzare la sua linea euroscettica. Attraverso un’abile campagna di comunicazione, Orban mira a costruire consenso interno e a inviare un messaggio chiaro a Bruxelles. In una lettera indirizzata agli elettori, Orban scrive: “Bruxelles fa accelerare l’adesione ucraina senza chiedere l’opinione della gente”, aggiungendo che ciò “causerebbe immensi danni per l’Ungheria, con rischi per gli agricoltori, per i posti di lavoro e le pensioni.”
L’Europa è ancora conveniente per l’Ungheria?
L’iniziativa non si esaurisce con una semplice espressione d’opinione. Il primo ministro è tornato a esprimersi sull’adesione di Kiev, sostenendo che “l’Ucraina non può vincere la guerra contro la Russia” e che “la sua entrata rovinerebbe l’Ue.”
Il vero colpo di scena arriva durante un forum del partito Fidesz, dove Orban dichiara: “Se l’Unione europea fosse stata come è oggi nel 2004, non è certo che vi saremmo entrati a far parte.” E prosegue: “Dobbiamo decidere quando arriverà il momento in cui varrà la pena prendere la decisione di andarcene.”
Infine, su Facebook, lancia un avvertimento definitivo: “Potremmo perdere tutto quello per cui abbiamo lavorato negli ultimi 15 anni”, spiegando che l’ingresso di Kiev segnerebbe “la fine dei sussidi agricoli, la riduzione delle tasse comunali e degli assegni familiari.”
Dietro la consultazione sull’Ucraina si cela dunque una strategia più ampia: rafforzare la leadership interna, contrastare l’oppositore Peter Magyar e preparare il terreno a una possibile uscita dell’Ungheria dall’Ue.