L’Orologio dell’Apocalisse arriva a “89 secondi”: quanto è vicina la fine del mondo

L’Orologio dell’Apocalisse arriva a “89 secondi”: quanto è vicina la fine del mondo

A soli 89 secondi dalla mezzanotte, l’Orologio dell’Apocalisse lancia un monito inquietante: è vicina la fine del mondo?

Non solo la profezia di Baba Vanga, ma anche l’Orologio dell’Apocalisse sempre voler lanciare un monito sull’anno appena iniziato. Creato nel 1947 dal Bulletin of the Atomic Scientists, recentemente lancette sono a soli 89 secondi dalla mezzanotte. Cosa significa? Quando siamo vicini alla fine del mondo?

Che cos’è l’Orologio dell’Apocalisse e quali sono le sue origini

In origine, come riportato da Sky News, l’Orologio dell’Apocalisse era uno strumento per sensibilizzare sul pericolo delle armi nucleari. Nel 1947, gli scienziati fissarono le lancette a 7 minuti dalla mezzanotte. Una distanza che avrebbe subito il primo drammatico cambiamento nel 1949, quando l’Unione Sovietica testò con successo la sua prima bomba atomica, riducendo il tempo a 3 minuti.

Nel corso degli anni, nuove minacce hanno ampliato lo scopo dell’Orologio. A partire dal 2007, il cambiamento climatico è stato incluso nel calcolo, riconosciuto come una delle maggiori sfide per la sopravvivenza dell’umanità.

Quali sono i pericoli del 2025

Oggi, aggiunge Sky News, il mondo si trova a un punto critico. I conflitti armati, come la guerra in Ucraina e la crescente violenza in Medio Oriente, hanno avuto un impatto sulla sicurezza globale. Questi conflitti non solo aumentano il rischio di un’escalation nucleare, ma destabilizzano intere regioni, creando crisi umanitarie e geopolitiche.

Oltre alla guerra, il cambiamento climatico continua a rappresentare una delle principali minacce. L’aumento delle temperature globali, i disastri naturali sempre più frequenti e l’incapacità dei governi di adottare misure decisive aggravano ulteriormente la situazione.

Infine, l’avvento di tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale e l’ingegneria genetica, introduce nuove sfide etiche e pratiche. Questi strumenti, se vengono mal gestiti, potrebbero avere conseguenze imprevedibili. Amplificando, dunque, le disuguaglianze e aumentando il rischio di utilizzi dannosi o catastrofici.