La storia di Vera, una donna che ha affrontato abusi in famiglia e violenza ostetrica sul suo utero, l’orrore della vicenda.
Vera, nome di fantasia, ha 35 anni e vive a Brescia, la sua storia a Fanpage.it è una testimonianza del dolore fisico e psicologico causato dall’orrore della violenza ostetrica sul suo utero. Questa esperienza traumatica le ha fatto rivivere gli abusi subiti in famiglia durante la sua infanzia.
Trasferitasi a Brescia per sfuggire a un ambiente familiare tossico, Vera ha cercato di lasciarsi alle spalle un passato segnato da un padre violento e fratelli che abusavano di lei. “Quando ho dato alla luce il mio primo bambino, mi sembrava di aver fatto pace con il mio passato“, racconta Vera.
Il terzo parto: un’esperienza traumatica
Tuttavia, durante il parto del suo terzo figlio, avvenuto a dicembre 2020 in piena pandemia, Vera ha subito una violenza ostetrica. “Era il terzo parto, ci aspettavamo che sarebbe stato veloce. Quella sera sono andata a partorire da sola“, dice.
La violenza “di famiglia”
La violenza, purtroppo, era una “tradizione” nella famiglia di Vera. Ha raccontato di come suo padre e altri membri della famiglia abbiano perpetuato un ciclo di abusi. Vera è stata l’unica a interrompere questo ciclo, fuggendo e portando con sé sua madre.
Nonostante abbia denunciato gli abusi, la mancanza di testimonianze ha impedito che venissero fatti dei passi avanti. “Ho denunciato, ma la mia denuncia non è servita a niente“, afferma Vera.
Vera cambia luogo dove vivere per distaccarsi il più possibile da una realtà enormemente dolorosa, che però si porta ancora dentro di lei. “Purtroppo devo rimanere anonima – riferisce a Fanpage.it -, perché la denuncia nei confronti dei miei fratelli e di mio padre non ha avuto seguito, quindi loro sono liberi e solo segnalati, dal momento che non ci sono state altre denunce da membri della famiglia e le violenze di tanti anni fa non sono provabili. – Conclude così Vera – Sto anche scrivendo un libro, ma sarà senza la mia vera firma e senza i loro veri nomi, perché per la legge italiana raccontando la mia storia sono passibile di denuncia per diffamazione“.